La città della moda e del design rischia di restare senza negozi. Nel giro di un anno, fra il 2023 e il 2024 – secondo i dati della Camera di Commercio – la città è passata da 11.024 negozi di vendita al dettaglio a 10.556. Il comparto più colpito è l’abbigliamento con 68 chiusure e una sofferenza per maglieria, biancheria e camicie (-22), ma chiudono anche le gioiellerie (-24) (essendoci sempre meno soldi, anche le “gioie” diminuiscono) e i negozi di calzature e accessori (-21).
Una particolare tendenza si registra nel settore della ristorazione, che ha visto la chiusura di 192 bar (ora sono poco meno di 4000) e l’apertura di 63 ristoranti (che ora sfiorano i 4800). E non c’è da pensare che ad abbassare le serrande siano imprenditori improvvisati, che magari hanno aperto in maniera avventata. Come racconta il Domani, sono in grande difficoltà anche “istituzioni” come “Cargo High Tech“, in piazza XXV Aprile, e “La libreria dei ragazzi”, 53 anni di storia, gli ultimi 22 trascorsi in via Tadino… ma ormai gli affitti costano una fucilata e al momento la proprietà dichiara di non avere trovato una sede alternativa (perché già spazi per i bambini ce n’erano molti, eh…).
Perchè a Milano i negozi chiudono?
Tutta colpa degli affitti? No. A pestare duro sui commercianti del centro sono anche l’aumento dell’Area C e i cantieri stradali e quelli in vista delle Olimpiadi, che spostano la viabilità, “impacchettano” i negozi e li rendono meno accessibili. Addirittura, secondo il Corriere della Sera, la questione degli affitti è relativa e i canoni medi di locazione, al netto di alcune zone di lusso, sono simili a quelli del 2013, con adeguamenti annuali all’inflazione. Le cause principali della crisi sembrano essere più la concorrenza dell’e-commerce e la riduzione/cambiamento dei consumi.
I canoni avrebbero fatto boom solo nelle cosiddette “strade top” come via Montenapoleone o la Galleria, ma non riflettono il mercato reale per la maggior parte dei commercianti. Nelle aree meno centrali o con scarso passaggio pedonale, i canoni sono stabili o addirittura in calo (tipo: Baggio, Cermenate o Barona). Anche tra vie vicine, come via Mazzini e via Torino si registrano forti differenze, e se un esercente chiude, spesso è perché non guadagna abbastanza per sostenere i costi generali dell’attività, affitto incluso.
E poi, qual è la vera spina nel fianco del commerciante fisico? Il negozio online! E infatti che succede? Cresce il commercio online: +128 imprese rispetto al 2023, per un totale di 2247 a fine 2024. A crescere – dato di colore – sono anche i fioristi ambulanti: +25 per complessivi 283: quasi il 10% in più. Si vede che non potendo più comprare i gioielli ai partner abbiamo tutti optato per diventare “signore delle camelie“.
Autrice: Daniela Faggion