No, non siamo stati a poltrire sotto la copertina di lana pecora con un tè in mano. Anche questo
mese abbiamo sfidato ora solare e sciabolata di gelo per testare le nuove aperture sotto la
Madonnina. Sempre avidi di nuovi trend culinari e sempre all’occhio: perché se non sei tu a
mangiarti la città, sarà la città a mangiare te.
Baretto Sant’Ambrogio
Dove: Via Privata Bobbio, 1
È il cugino dell’altro Baretto, quello di San Marco in via Marsala. Il fascino discreto del classico,
quella sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa che sopravviverà alla nostra digestione. Il nome
evoca amici, calore, sicurezza, e infatti il menù propone una collezione di quei piatti senza tempo
che fanno subito comunità, rivisitati con un rispetto liturgico della ricetta e della tecnica: parmigiana, tagliata, ravioli, filetto al pepe verde. Sì ma, quindi? Le grandi rivoluzioni nascono a tavola. Sarà per la prossima volta e va bene così.
Danonna
Dove: Via Mosè Bianchi 103.
Tutti bravi con l’english, ma con il salentino come siamo messi? Occhio perché è la lingua del
futuro. Se siete ancora al livello basic, no problem: tutti Danonna a impratichirsi con espressioni
fondamentali come fave e fogghje, brasciole, lebbombette, li recchie. E poi mi raccomando,
mangiate, perché se poi dite basta la nonna vi fa subito notare quanto state sciupati. Sì ma, quindi? Ci avete provato a farli a casa e sappiamo come è andata: rivolgetevi a delle professioniste.
ALT
Dove: Via Molino delle Armi, 51
Le Colonne si confermano sempre il luogo prediletto per la sperimentazione culinaria. Non è un
caso che Niko Romito abbia deciso di portare proprio qua la sua sfida ispirata al cibo per chi
viaggia in autostrada. I più sgamati di voi avranno già capito che ALT sta a significare sia sosta, sia
“alta” come la cucina di livello, che propone i suoi piatti iconici come il pollo fritto intero, il toast e
le bombe dolci e salate. Già rodatissimo nelle stazioni di sosta in Italia e in Europa, questa è la
prima apertura in una città. E quale poteva essere? Sì ma, quindi? Vietato chiamare la stazione con quell’altro nome.
Fassushi
Dove: Via Nino Bonnet, 11a
Se siete fra quelli che piatti tradizionali o niente, state alla larga perché qua si spinge di brutto. Da
una parte c’è sushi, forse ne avrete sentito parlare: si tratta di un tipico cibo giapponese con una
pallina di riso e del pesce crudo sopra. Dall’altro la carnazza importante che impera sulle tavole
piemontesi. Vi siete mai chiesti come potrebbero stare insieme? Sì? Ve ne fate, di domande strane
voi… Sì ma quindi? Fassona + sushi: come i cavoli a merenda o come il formaggio con le pere?
Bar Sandøy
Dove: Via Melzo, 3
Ve lo diciamo subito: qua non si prenota. A molti di voi si saranno già drizzati i capelli, ma il bello
del Bar Sandøy è proprio questo, la capacità di accogliere senza nessuna premessa, ma riuscendo
comunque a dare il meglio. Ah, e si mangia in piedi, come nella cucina basca e nei bacari veneziani,
dove il bancone è il cuore pulsante del locale. Menù studiato per la condivisione e l’approdo a
sapori non convenzionali, con una lista di vini che privilegia i giovani produttori.
Sì ma quindi? L’esperienza di Rostø si misura con un concept inedito che ci sembra veramente ma veramente figo.
Momenteeria
Dove: Via Giosuè Carducci, 38
Niente fretta, per piacere, perché qua ci si rilassa, quindi non cominciate a scassare. Con due piani
di full immersion nel magico mondo di tè, tisane e infusi, la Momenteeria non è solo un negozio,
ma anche un piccolo rifugio dalle follie della city, dove magari riprendere i contatti quel tizio che
non vediamo da un bel pezzo: noi stessi. Sessanta referenze provenienti da tutto il mondo certificate
dall’associazione Italiana Tè e Infusi, da scoprire grazie ad un Tea Somelier che saprà anche
consigliare gli abbinamenti alle piccole gioie dolci o salate e con cui non vi conviene iniziare una
discussione, perché ne sa veramente ma veramente più di voi. Sì ma quindi? Fra uno spritz e l’altro, ogni tanto ci sta un po’ di trasgressione
Autore: Francesco Cellini









