Se fosse un film firmato Mattel, potrebbe intitolarsi Barbie va in ufficio. Il nuovo headquarter milanese di Chiara Ferragni è la cameretta che ogni ragazzina ha sempre sognato, ma non ha mai avuto. Poche di noi, infatti, sono riuscite a salvarsi dal classico arredo anni ’70 color testa di moro.
Ci sono però delle cose che mi lasciano perplessa.
Uno spazio californiano, lo hanno definito molti quotidiani. Come se per essere Made in Caly bastasse una palette colori che urla Wes Anderson da ogni filo di tappeto e orpello della tappezzeria. Nemmeno i banani, pianta a quanto pare autoctona nelle case degli influencer, negli angoli della stanza sono sufficienti. I quadretti maniacalmente disposti con le copertine in cui compare Chiara, già visti nel precedente allestimento, non bastano a colmare quel lack of style che caratterizza il nuovo ufficio dell’Insalata Bionda. Sembra fare il verso a un noto negozio di Poké: dont’ ya think, gais?
La colpa non è della nostra adorata Chiara. Tbs Crew si è nuovamente rivolta al brand d’arredamento Westwing, già artefice del restyling della cabina armadio dell’imprenditrice. E qui casca l’asino. Il risultato altro non è che una delle vetrine offerta che popolano quotidianamente il sito.
Il look pensato per l’interior design dei nuovi uffici, suddiviso in quattro aree diverse, l’ingresso, la sala meeting Cover Girl, l’ufficio di Chiara Ferragni e quello di Fabio Maria Damato (general manager di TBS Crew), non convince.
Poltroncine anni ’60 in velluto mauve, metallo dorato che spunta ogni tot nelle sedute Chloè, libri di moda precisamente impilati (sicuramente divertenti da spolverare), led shocking, lampade a stelo minimal, pareti flamingo e marmo. Un trita e ritrita continuo di tutti quei tocchi di design che tanto piacciono ai millennials e agli influncer all over the world.
Su Vogue si parla di “pezzi iconici di Westwing Collection e prodotti più moderni per dare voce all’animo innovativo, fresco e super glamour di The Blonde Salad”.
Tutto, però, punta il dito verso un unico termine: omologazione. Avete presente l’aforisma La moda passa e lo stile resta, sfruttato fino al midollo dai bimbominkia anni ’90? Ecco, qui dello stile di Chiara non ci vediamo nemmeno un’unghia.
Se poi, anche solo azzardiamo il paragone con quello che è il pazzesco appartamento in City Life, pieno di gingilli e pezzi unici, non ce n’è proprio. Sorry Westwing, try again.
Ma questa ripeto, è un’opinione puramente soggettiva. Vi piace? Cosa ne pensate? Scrivetecelo nei commenti.
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