Immaginate di avere 98 anni e contrarre il Covid, con tutte le rogne che comporta a quell'età. Chiudete gli occhi e pensate al momento in cui, a fine isolamento casalingo, tra il fiato corto e la gioia di averla scampata, trovate in un vecchio nascondiglio qualcosa che ha il potere di cambiarvi totalmente la vita.
È la storia a lieto fine di Nonna Maria che, al termine del suo calvario, non è stata salvata dal principe azzurro ma da un buono fruttifero da 50 milioni di lire, emesso dalle Poste Italiane il 13 gennaio 1986.
Chiusa nell'appartamento al Prenestino che divide con la figlia, la donna si era messa a riordinare ogni angolo della casa, nella speranza di occupare le giornate. Rassetta oggi rassetta domani, poco prima di Natale ecco apparire il galeotto buono serie Q, regalatole nel 1986 dal marito: un ufficiale dell’Esercito in pensione.
Nel vano di un'antica macchina da cucire, l'uomo aveva nascosto il buono che oggi, stando alla rivalutazione calcolata in base ai tassi di interesse dell'epoca, corrisponde a 475 mila euro. Pensare che Maria, dell'esistenza di questo tesoro, se n'era pure dimenticata!
Quando il risparmio era uno dei valori cardine delle famiglie italiane, e le poste un luogo sicuro in cui farli fruttare - e non un buco temporale che risucchia le energie di chi vi fa la fila -, il marito della signora aveva pensato di investire la propria liquidazione, mettendola poi al sicuro in quel nascondiglio.
La vicenda è diventata di dominio pubblico perché, quando i familiari della donna si sono presentati in Posta per riscuotere il malloppo, hanno scoperto che i conti non tornavano: «Le Poste per quel buono fruttifero da 50 milioni di lire hanno previsto la restituzione di oltre 200mila euro, ma si tratta di un calcolo sbagliato per difetto, in quanto sono stati applicati i tassi d’interesse che si sono succeduti negli anni e non quelli scritti sul retro. Per questo siamo intervenuti noi, dopo aver calcolato la cifra esatta, pari a quasi il doppio, 475mila euro, con un ricorso per decreto ingiuntivo al giudice di pace», ha spiegato Luigi De Rossi presidente di Giustitalia, associazione che si occupa dei consumatori e della tutela dei cittadini.
Anche se per avere l'esito dell'ovvio verdetto bisognerà aspettare fino a marzo, non ci sono dubbi: l'importo dovuto alla neo-ricca nonnetta è di 19 volte superiore a quello iniziale.
Proprio per venire incontro ad altri posteri smemorati, De Rossi specifica: «Sia alcune sentenze sia l’Arbitrato bancario finanziario hanno sostenuto che deve valere la promessa fatta all’epoca ai risparmiatori. Al momento del rimborso, si può tenere conto di un’altra possibilità: farsi liquidare le somme non contestate, ciò che le Poste ti danno, ma chiedendo, nella stessa sede, di firmare un modulo con la dicitura Salvo il diritto a maggiore avere, così da potere far valere in futuro i propri diritti».
Quanti di voi stanno correndo a rovistare nei cassetti?
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