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Editorial
marvinmeyersyto3xs06fuunsplash

Il mercato del lavoro nel 2k21 vi sembra una selva oscura piena di fuffologi di professione che sbucano come funghi in ogni call? Non ne potete più di ascoltare discorsi random su soft skills, sostenibilità, green, big data e altre giargianate variamenete assortite? Allora siete nel posto giusto.

Serio, perchè il mondo del lavoro appare sempre di più come la versione 2.0 dell'inferno dantesco mascherato da transizione digitale. Sulla porta di accesso, la pagina di login di Linkedin, non troviamo però stampato un avviso bello chiaro che ci metta sul chi va là dal ginepraio in cui ci stiamo infilando (lasciate ogni speranza, o voi che entrate), ma la grande illusione di accedere a un'immensa community professionale a portata di clic. Fuffa...

Dopo aver inserito user name e password si apre un mondo dove gli stagisti si trasformano magicamente in trainee (ricordo i ragazzi con la divisa del conista in training di una nota catena di gelaterie), ma anche dove pullulano i manager di qualsiasi cosa: il capotreno diventa train manager, il responsabile di squadra dell'AMSA con esperienza pluridecennale nella raccolta dei rifiuti porta a porta ha una metamorfosi improvvisa in waste manager.

Ok, fino ad ora abbiamo parlato di mestieri che, dietro a un rebranding condito di inglesismi ad cazzum, celano frammenti di economia reale. Cosa succede però se ci addentriamo nella bolgia dei (già) colletti bianchi, oggi pigiatasti? Il delirio più totale...

Pullulano gli Head of qualche cosa a caso, i senior consultant, i PM, gli account, gli executive, gli specialist del nulla cosmico. Tutte teste raffinate selezionate dall'head hunter, anche se poi, nel mondo reale, saranno cacciate davvero poco tempo dopo dal people manager (versione 2.0 del megadirettor..figl de put..di fantozziana memoria). 

Badgiamo l'uscita del (fu) mondo impiegatizio per varcare la soglia dei possessori di partita IVA. Chiamarli freelance è già preistoria, ora sono tutti CEO, startupper, founder, owner; i più raffinati si buttano sui francesismi: entrepeneur fa più figo di piccolo imprenditore, definizione maccheronica che suona veramente poco cool

E sinora ci siamo limitati alle etichette, ma vogliamo scendere nei contenuti?

Parlare di fatturato e numeri sembra diventato un tabù. Forse perché ci siamo disabituati a fare di conto, ma i veri issues che vanno per la maggiore sembrano lontani anni luce dal business duro e crudo. Mille webinar sul green, la sostenibilità, salvare il pianeta. Tutti seguaci di Greta Thunberg a portata di telecamera. Poi suona il citofono, il corriere deve consegnare un bancale di bottiglie di acqua minerale a Km 1200 in confezione di plastica non riciclabile scaricato da un furgone diesel Euro 0. Quindi la transizione ecologica in salsa aziendalista è in realtà una gigantesca llusione ottica o, più banalmente, una presa per il...

Così come le vagonate di retorica sulle soft skills che, secondo molti luminari delle risorse umane, sarebbero ancora più importanti delle competenze in senso stretto necessarie per praticare un mestiere, un'arte o una professione. Sì, ma cazzosono le soft skills? Quelli bravi rispondono che dicesi soft skills l'insieme delle competenze personali o trasversali quali ad esempio l'empatia, la pazienza, la capacità di risolvere problemi, la comunicazione efficace ed assertiva, la gestione del tempo ecc. Si, ma come si valuta l'empatia quando devi smazzare pratiche dal mattino alla sera? Forse in base al numero di follower su Instagram? La pazienza la stiamo perdendo a passi lunghi e ben distesi...

Anche le presentazioni in power point si sono evolute. Ricordate i diagrammi di flusso che odiavamo profondamente? Quei pipponi proiettati in pompa magna che schematizzavano quello che già facevamo dai secoli dei secoli: A produce questo, lo passa a B che aggiunge quell'altro, C controlla il tutto e poi c'è l'output. Bene, siamo arrivati a rimpiangere quella banale linearità perchè ora si è passati alla versione PRO: la teoria del caos. Reti neurali che con un clic come per magia fanno passare in transizione dall'intelligenza emotiva a quella artificiale. Cioè?  

La verità è una sola: non è cambiata una beata fava. Si tratta del solito file .ppt che fa il giro del mondo in copia e incolla. Ricordatevi almeno di cambiare l'intestazione, figa!

Vi è poi chi, senza budget e senza gloria, è convinto che cercare le cose su Google equivalga a disporre a costo zero del patrimonio informativo dei giganti della Silicon Valley. Per crescere professionalmente prima di sognare di far macinare i big data a un fantomatico algoritmo che in tempo zero decida al posto nostro e risolva tutti gli sbatti, sarebbe meglio ripassare le addizioni e le moltiplicazioni.

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