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Addio Ray-Ban, benvenuto Gucci: cambia lo storico neon in Piazza Duomo

Tutto cambia per non cambiare nulla

Notizia shock per tutti i milanés dalla lacrima facile: lo storico neon rosso della Ray-Ban, che dominava il tetto di Palazzo Carminati, ha ceduto il posto alle letterone modaiole di Gucci.

Avete capito bene, la storica Maison fiorentina – punta di diamante del gruppo Kering – ha deciso di mostrarci quanto ce l’ha grosso, facendo suo l’ultimo neon di piazza Duomo.

E dire che tra gli anni ’50 e ‘70, in pieno boom economico, piazza Duomo era piena di neon, manco fossimo a Times Square. Decine di luminose – come le chiamavano una volta – campeggiavano sulle facciate dei palazzi intorno, per esaltare i nomi dei marchi più famosi: Cinzano, Vov, Coca-Cola, Candy, Brillo, Aperol e Gaggia, per citarne alcuni.

Perfino l’obiettivo del grande Vittorio De Sica, nel film Miracolo a Milano, documentò la presenza delle scritte al neon, nella scena finale in cui i senza tetto volano nel cielo, oltre le guglie del Duomo, a cavallo delle scope.

Insomma, le insegne luminose sono sempre state protagoniste nella nostra città… fino al 1999, quando la giunta Formentini decise di mandarle in pensione a eccezione di poche, pochissime sopravvissute, tra cui quella della Ray-Ban, appunto.

Che dovete farci, i simboli di Milano cambiano in continuazione. Così come i grattacieli hanno cambiato lo skyline, pure l’arredo urbano ha le sue. È solo una questione di abitudine. Da quando a Centrale c’è la discutibile Mela di Pistoletto, ad esempio, ci siamo dimenticati subito dell’Ago in Cadorna (sembra quasi top, a confronto con la Mela!), così come il dito medio di Cattelan in piazza Affari, ora più instagrammato della statua del Manzoni o i due massi che si baciano, a Citylife, ormai diventati un instant classic.

C’è da dire che Gucci non è nuova a questo genere di cose. Se ci pensate, il gigantesco muro in corso Garibaldi che si affaccia sui bar – il cosiddetto art wall –  è praticamente di sua proprietà: viene ridipinto a mano, ciclicamente, con le ultime campagne pubblicitarie di Alessandro Michele, direttore creativo del brand.

Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Del resto Milano è la city della moda; i turisti che arrivano a Linate saranno accolti prima dall’insegna di Emporio Armani e, una volta in Duomo, da quella di Gucci.

Ma chissà cosa ne pensa la Madünina, che dalla guglia più alta del Duomo osserva tutto e tutti. Apprezzerà la nuova scritta? O di Gucci avrebbe preferito, magari, un bell’abitino nuovo – nessuno pensa mai a lei! – dato che è ferma, in fatto di tendenze, alla Gerusalemme Fashion Week Autunno/Inverno del 18 avanti Cristo?

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