Se è da un po' che non fate due passi nella City per ammirarla in lungo e in largo, tocca rimediare. No perché è un attimo che vi ritrovate in mezzo a strade e luoghi che faticate a riconoscere. Milano è sempre più protagonista di un cambiamento continuo, che riguarda tanto il centro quanto le periferie, in maniera trasversale. Un upgrade costante, una fioritura perenne che ci rende orgogliosi della città che ci ha dato i natali (o che abbiamo scelto, ovvio). Prendendo spunto da un interessante approfondimento di Corriere, abbiamo deciso di fare un bell'elenchino dei luoghi che, più di tutti, stanno vivendo questa rinascita.
Cominciamo da Chiaravalle, quindi dalla periferia. Nel quartiere l'Imbruttito ci va, di tanto in tanto, per fare una gitarella fuori porta a visitare l'Abbazia. Ci sta. Non tutti sanno, però, che qui c'è una community di operatori culturali e giovani contadini urbani, Terzo Paesaggio, che punta a fare di Chiaravalle il laboratorio milanese della transizione ecologica. Si scommette tutto su un'agricoltura rigenerativa e non intensiva, con il sogno di avviare una scuola del pane nel plesso didattico chiuso da anni. Una zona top, questa, per i ciclisti della domenica. Intorno all'Abbazia c'è infatti il parco della Vettabbia, che si aggancia alla ciclabile di 70 chilometri AbbracciaMi, l’intinerario da percorrere sulle due ruote e che avvolge tutta Milano. Nomen Omen.
E che dire di North of Loreto, che grazie all'acronimo No.Lo sembra aver indossato una nuova pelle. Se prima questa parte di città al di là della circonvallazione era guardata con diffidenza e considerata troppo multietnica, oggi è diventata trendy, cool, bohémien. Piace a tutti: agli hipster, al mondo Lgbt, alle famiglie con bambini, ai creativi. E dove ci sono creativi, ci sono eventi. Come il recente NoLo Fringe Festival e la Biennale d’Arte (denominata BienNoLo) con installazioni e performance tra magazzini, edicole e luoghi improbabili. Figa che fermento. Tanto che ormai trovare appartamenti a pezzi abbordabili (cosa facilissima solo pochi anni fa) è diventata una mission impossible.
Così come è impossibile nominare tutti i nuovi spazi e locali nati di recente in città, segno di una fertilità che la pandemia non è riuscita a sopprimere. Gran cosa. Citiamo, ad esempio, LOM, la Locanda Fabbrica Monumentale, frutto di un intervento di rigenerazione urbana curato dallo studio Andrea Borri Architetti. Posto in una ex cascina, si affaccia sul Cimitero Monumentale di Milano. Un luogo di incontro, dialogo, conoscenza, co-progettazione e realizzazione dove le imprese possono ricercare e applicare nuove tecniche produttive tipiche della manifattura 4.0 (come la stampa 3D e il taglio laser). Forte.
A Milano tira di brutto questa cosa di prendere un luogo abbandonato, rispolverarlo e ridargli nuova vita, possibilmente con un tocco green e di design. Ne sanno qualcosa le Officine de Rolandi, spazio eventi nato dove prima c'era un comprensorio di 3000 mq fatto di capannoni e cortili edificati nel corso del ‘900. Oggi le Officine sono una location di eventi pensata per ospitare le attività di chi opera nel mondo dell’arte, dell’artigianato, dell’arredamento e del design. Top. Merita anche Rob de Matt in via Butti, nel cuore del quartiere di Dergano, un’ex-officina meccanica diventata caffè bistrot che promuove l’inclusione sociale. Come? Ci lavorano persone con storie di marginalità e svantaggio, tanto per cominciare. E poi il menù, che propone anche piatti etnici, pensati come occasione di conoscenza e scambio interculturale.
Si sta infighettando parecchio anche Na.Pa, ovvero Naviglio Pavese, il cugino più easy del Naviglio Grande. Un altro acronimo che racconta un’area in piena riqualificazione, in cui spiccano per vivacità numerosi locali e ristoranti che corrono lungo la pista ciclabile di 33 chilometri, che collega Milano a Pavia. Qualche esempio: l’ex riseria Metalla, che oggi ospita la multinazionale di comunicazione Altavia e il ristorante DistrEat, che mixa ricette tradizionali e gusto contemporaneo. E come non citare il Motelombroso, che è poi una casa cantoniera rosa pallido al 256 dell’Alzaia Naviglio Pavese restaurata. Un menù che propone piatti confezionati a partire da prodotti di piccoli produttori che rispettano la terra e gli animali. Applausi. Insomma, qui dove ti giri e ti giri c'è una Milano nuova, che rinasce dalle sue ceneri come una splendida fenice.
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