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Editorial
inps1

Nel mezzo del cammin della mia vita, mi ritrovai a navigare sul sito dell'INPS, con la certezza che la retta via fosse smarrita.

Cari Imbruttiti, dovete sapere che fino a qualche anno fa l'INPS per me era un'entità astratta. Una specie di mostro famelico dei videogiochi che si palesava una volta al mese sulla busta paga, per succhiare danè con la bava sull'IBAN. 

Non vi sto raccontando niente di nuovo. Quando si tira le somme a fine anno, tra fisco e contributi, diversi K evaporano dal lordo al netto, alla velocità dell'acqua nel deserto. Ergo, uno cerca di fatturare come un caimano H24, ma finisce per fare la fine del criceto 365 su 365.

Tanti anni fa, quando ancora ero uno sbarbato appena uscito dall'Uni, quei contributi li consideravo soltanto come tasse aggiuntive. Avevo già la vaga impressione di prenderla sempre nel cu...neo, ma allora ne facevo anche un motivo d'orgoglio. Mai e poi mai io, giovane brillante e talentuoso, sarei diventato un parassita a carico della previdenza sociale. 

Andare a simulare la pensione presso una delle sedi INPS? No, ma siete fuori!?

Per più di un decennio non ho ascoltato i buoni consigli. Tipo quelli che mi davano le orde di matusa in fila all'alba alle Poste, mentre io smadonnavo per non arrivare in ritardo in office

Ai tempi non contemplavo ancora la possibilità di pagare una bolletta online - era già tanto che in banca mi avessero aperto un conto corrente e dato in mano uno straccio di bancomat - e la scadenza disgraziatamente cadeva in contemporanea al pagamento di centinaia, migliaia, milioni di pensioni. 

Pensaci, invecchierai anche tu, tuonava questa massa di baby pensionati ai quali la Prima Repubblica a suo tempo ha fatto la grazia. Loro erano là puntuali di prima mattina, per non perdersi l'apertura dei cantieri e a rompere le balle a chi lavora. Con la faccia rilassata e abbronzata dall'ultimo weekend passato nel bilo di Varazze, rigorosamente acquistato con la liquidazione

Un domani ci ringrazierai! pontificavano invece i boomer in giacca e cravatta che ambiscono tuttora al mio di TFR. I guru della previdenza complementare, quelli del perché se non ci pensi ora poi come farai a mantenere il tuo tenore di vita con una pensione bassa?

Non ho mai creduto fino in fondo che quei gran visir -  scorrazzanti con i loro SUV freschi di concessionario - volessero proprio il mio bene. Avevo il vago sentore che prospettarmi una vecchiaia di ristrettezze fosse un gran bel deal soprattuto per loro. 

Tornando all'INPS, la famosa busta arancione, che in teoria avrebbe dovuto simulare la mia pensione, io nella buca delle lettere non l'ho mai trovata. Forse il postino sapeva che collezionavo solo buste verdi: i ghisa, fidati amici di penna, amavano farmi pagare per la mia grande passione urbana, i parcheggi creativi. Forse perché a riceverla quella busta arancione sarei diventato veramente rosso di rabbia. 

Insomma, non ho più pensato a tutto ciò per tanti anni, e ho vissuto una vita (quasi) normale.

Fino alla grande transizione digitale, il PIN, Brunetta ministro, lo SPID e altre diavolerie che hanno portato la macchina statale dentro le nostre case.

bustaarancione.jpg

Complice l'età che avanza sino a raggiungere i famigerati anta, mixando il tutto con un po' di  fisiologico scazzo professionale e la sensazione di non sentirmi più invincibile, sono caduto in tentazione.

Eccomi qui sul sito dell'INPS, davanti al tool di simulazione della mia pensione futura. Accetto tutto (cosa avrò accettato?) e clicco il tastino magico

SBAM! Con una tabella un po' asettica mi comunicano che andrò in pensione a 71 anni suonati, dopo aver lavorato una vita e mezza!

Un disclaimer mi avvisa pure che questo è a regole vigenti. Come dire, se la speranza di vita sale, spostiamo l'asticella ancora un po' più in là. Che poi come cacchio la calcolano la speranza di vita? Prendono come riferimento chi si imbottiglia ogni giorno nel traffico in Circonvalla, oppure gli abitanti di un paesino della Sardegna dove si campa in tranquillità sino a 110 anni?

Insomma, non può essere vero. Ci deve essere un errore. Controllo e ricontrollo i dati. Non è che ho messo il codice fiscale di mio nipote che ha dodici anni? Invece è tutto corretto, tremendamente corretto! 

Il tool dell'INPS però è anche benevolo. Comprende il mio sconforto e concede un'alternativa, un'offerta che proprio non posso rifiutare. Di fianco al settantuno anni (e rotti) che mi ha fatto calare la speranza di vita di almeno un decennio, c'è una colonna dove si può anticipare la data del pensionamento. Per qualche anno di sconto di pena, la cauzione è una bella decurtazione dell'assegno mensile. 

Visto che si tratta di una sorta di rapimento, non può mancare nemmeno l'opzione di pagare il riscatto (della laurea). Lì ci sono varie opportunità da valutare. Cerco di informarmi, di studiare le regole. Concludo che, nella mia situazione, pagare oggi non garantisce certo di godere di particolari benefici domani. 

Nel mentre vedo intorno a me i matusa sempre più abbronzati e i boomer che hanno aumentato la cilindrata del SUV. Ridono (tutti) di me. 

Forse voi, cari Imbruttiti, questo incubo lo conoscevate già; ok, nel mondo ci sono cose peggiori, ma dopo questa simulazione io mi sento sempre di più un povero pirla. Perché i quaranta saranno pure i nuovi venti, ma non quando ti viene la malsana idea di conteggiare i contributi. 

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