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Qualche giorno fa avevamo esaltato la recente riforma della Spagna, che sta introducendo giorni di congedo dal lavoro per le donne che soffrono di ciclo mestruale doloroso. La Spagna è diventata così il primo paese in Europa a concedere un diritto del genere, diritto che esiste già in Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Bueno! E noi? Eh, qualcosina inizia a muoversi anche in Italia, anche se purtroppo non parliamo ancora di riforme, ma, più che altro, di iniziative singole che partono dal bacco. Alexia Altieri, Account Manager dell'agenzia di comunicazione Kiwi, ha deciso di lanciare su Charge.org. la petizione per chiedere il diritto allo smart working per le donne che soffrono di dismenorrea, quindi di mestruazioni dolorose. Primo obiettivo: 5mila firme, e siamo a buon punto.

"Circa l'80% delle donne soffre di dismenorrea e spesso, a causa di questo, in alcuni mesi sono costrette ad assentarsi da lavoro nei giorni di picco del ciclo mestruale, usufruendo delle giornate di malattia che hanno a disposizione (un numero limitato di giorni usufruibili durante l'anno solare)", ha scritto Altieri sul sito della petizione. "Se c'è una cosa che questi anni di pandemia ci hanno insegnato è che lavorare in smart working non solo è assolutamente possibile ma anche assolutamente efficiente ed efficace", ha aggiunto. "Era già stata avanzata una proposta di legge che proponeva di riconoscere max 3 giorni al mese di congedo mestruale alle donne che soffrono di cicli più dolorosi (il tutto certificato da un medico specialista), tuttavia c'era il timore che potesse paradossalmente essere l'ennesimo fattore discriminante nei confronti della donna da parte del datore di lavoro".

Già, ahinoi nel 2022 in Italia tocca farci dei problemi per non dare ai datori di lavoro un motivo in più per discriminare le donne. E allora, invece di proporre 3 giorni di congedo che, per carità, ad alcuni boss non particolarmente evoluti potrebbero creare dei problemi, meglio provarci con lo smart working. "In questo caso, non parliamo di impossibilità totale a svolgere l'attività lavorativa, ma è sicuramente corretto rendere ufficialmente e legalmente riconosciuta la possibilità di lavorare in smart working/telelavoro durante i 2/3 giorni di picco del ciclo", spiega Altieri, trovando così un buon escamotage. "Se siete / conoscete una donna con un ciclo particolarmente doloroso, una donna in pre-menopausa con un ciclo particolarmente copioso o semplicemente una donna che in quei giorni vorrebbe lavorare nel comfort di abiti comodi con la propria boule dell'acqua calda e la possibilità di provvedere alla propria igiene personale in un ambiente pulito e intimo, capirete quanto è prezioso firmare questa petizione", conclude.

Intanto, a proposito di iniziative personali, un applauso merita quella di Carlotta Gagna, imprenditrice digitale titolare dell’azienda Trainingpink, che ha introdotto per le sue lavoratrici il congedo mestruale, proprio come in Spagna. "Soffro di sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) e so cosa significa dover lavorare quando sei piegata in due dal dolore durante il ciclo", ha scritto Gagna sui social. "Purtroppo in Italia invece la situazione è ferma", ha confermato. "Per questa ragione, in Traininpink abbiamo deciso di fare qualcosa al riguardo per le donne e le ragazze del nostro team. Da oggi infatti abbiamo introdotto in azienda il congedo mestruale e sono orgogliosa nel dire che siamo la prima azienda in Italia a farlo". Un congedo che consiste in un giorno al mese di permesso retribuito (sia in termini di salario, sia di contributi) interamente a carico dell’azienda in caso di ciclo doloroso. Non ci sarà bisogno di permessi medici o di particolari autorizzazioni, basterà la parola della dipendente.

"Oltre a questa misura, per venire incontro alle ragazze e alle donne del nostro team abbiamo già messo gratuitamente a disposizione nei nostri uffici assorbenti per tutte". Insomma, al momento tocca cavarcela da soli raga...

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