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Fuori da San Vittore c’è la panchina-letto di Stefano Boeri pensata (anche) per i senzatetto. Bella idea o ipocrisia?

La creazione dell'archistar è dotata di tutti i comfort per consentire anche a chi non ha una casa di dormire riparato. Un progetto inclusivo, che però non piace a tutti

In occasione del Salone del Mobile è stata presentata, fuori dal carcere di San Vittore, una nuova creazione dell’archistar Stefano Boeri, che per i pochi ignorantoni è quello del Bosco Verticale. Un genio, insomma. E come tutti i geni, deve fare i conti tanto con gli apprezzamenti quanto con le inevitabili critiche. Tipo quelle che sono nate dopo la presentazione, dicevamo, della sua nuova opera: una panchina super confortevole pensata, come ha spiegato lo stesso architetto sui social, “per chi ha una casa e per chi non ce l’ha”. La super panchina, infatti, va benissimo per offrire una seduta a chi deve leggere il giornale o mangiare un panino, ma è ideata anche per chi vuole dormire. Un homeless, per esempio.

La panchina, presentata al FuoriSalone nell’ambito del progetto Gentle-Touch of Re-Waste di Rossana Orlandi, è nata infatti come simbolo di inclusione e accoglienza. Prima di tutto è lunga due metri, quindi si può riposare completamente sdraiati senza problemi; secondo, è dotata di un pannello mobile montato sullo schienale che diventa un riparo dal sole o dagli agenti atmosferici. Terzo, i braccioli reclinabili. Se volete dargli un occhio, in questi giorni si trova esposta nella collettiva ospitata nel giardino di via Bandello, come dono alla città. “La panchina è pensata per accogliere la sosta e il riposo dei camminatori urbani, ma anche, grazie alle due sponde laterali che diventano poggia-testa e al pannello mobile che può fungere da riparo dalla pioggia e dal sole, come luogo protetto notturno per chi non ha una casa”, ha spiegato Boeri. E se volete lo spoiler, lo stesso Boeri si è cimentato in un tutorial super easy del suo utilizzo.

La panchina è stata lodata da molti, che ne hanno apprezzato la funzione inclusiva di aiuto nei confronti dei senzatetto. Dall’altra, c’è chi ha storto il naso. Non è un po’ ipocrita piazzare panchine-letto in una città in cui ci sarebbe invece bisogno di maggiore edilizia popolare per chi una casa non ce l’ha? Che poi il problema non riguarda solo gli homeless, ma anche chi vive sulla soglia di povertà (e ci sta scivolando pure il ceto medio, visto il periodo) e non riesce a sostenere (tra le altre cose) gli affitti carissimi della City. “Bellissimo – ha scritto ironicamente il giornalista Andrea Daniele Signorelli, raccogliendo il pensiero di molti – così quando nessuno di noi potrà più permettersi un’abitazione a causa degli affitti insensati potremo comunque dormire su una panchina XL. Questa è la Milano che ci piace“. Touché.

C’è però da dire una cosa. Insomma, non spetta certo a Stefano Boeri risolvere i problemi dell’Italia (tipo l’aumento dei prezzi) e di Milano (tipo gli affitti stellari). L’archistar ha dalla sua la creatività, e se la usa per provare a sensibilizzare e dare una mano, che problema c’è? 

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