Quando si dice prenderla bene. Per carità, è capitato a tutti di restarci malissimo per un licenziamento, specialmente se ingiusto. Però dai, un po' di professionalità. Parliamo dello scazzo totale che ha invaso tale Lauren Arafat, 30 anni, che dopo aver perso il lavoro ha deciso di vendicarsi contro la Spa nella quale lavorava. Ci mancavano solo i pappappero e una pernacchiona, per concludere in bellezza. Ma andiamo con ordine, perché la storia merita.
Giorni fa Lauren ha fatto un colloquio di lavoro in una Spa del Regno Unito, The Potting Shed Spa. Vista la buona impressione che ha lasciato, è stata presa come receptionist: Sam Pearce, il proprietario, ha insegnato alla ragazza il suo compito principale: programmare i turni dei clienti. Il giorno dopo, però, qualcosa è cambiato. I superiori di Lauren si sono accorti, molto probabilmente, che la neo assunta non era in grado di svolgere i compiti che le erano stati assegnati e in 3, 2, 1 hanno deciso di licenziarla. Così, dopo un solo giorno di lavoro. Dettagli non ne abbiamo, quindi può anche essere che il licenziamento sia stato ingiustificato, vai a sapere. Quello che sappiamo è che Lauren, incattivita dal velocissimo percorso del suo contratto, una volta fuori dalla Spa ha utilizzato il suo cellulare per collegarsi al programma interno delle terme e si è spacciata per un'altra dipendente: ha così eliminato 211 appuntamenti programmati.
Un bel problema per la Spa, altroché. Un pubblico ministero ha preso in carico il caso e, secondo il quotidiano Examiner Live, sono stati raccolti i seguenti dati: "Nel suo secondo giorno di lavoro, (Lauren) si è comportata in modo irregolare, c'erano una serie di problemi e per questo il proprietario ha avviato una riunione del personale e poi ha deciso di cacciarla". La vendetta di Lauren ha avuto conseguenze serie: la Spa è stata chiusa per due giorni, non avendo appuntamenti e dovendo riorganizzare quelli cancellati. La chiusura momentanea, però, non è bastata. Stando a quanto rivelato da Sam Pearce, tale è stato il caos che ha generato la vendetta di Lauren che l'attività è stata costretta addirittura a chiudere i battenti, nonostante avesse investito soldi extra. "Abbiamo provato di tutto per rimanere a galla, a spese personali, ma è sorto un problema che ha costretto la mia attività al fallimento. Alla fine, ha completamente distrutto la reputazione, i piani futuri e altre possibilità". Figa che mazzata.
Insomma, com'è finita 'sta brutta storia? La risoluzione ha stabilito che Arafat ha commesso un reato inquadrato nell'articolo 3 della legge Computer Misuse Act, che si applica all'uso improprio dei computer di altri. Lauren Arafat è stata condannata a svolgere 250 ore di lavoro in comunità e 15 giorni di attività di riabilitazione. In caso di mancato rispetto delle due linee guida, la pena sarà inasprita ulteriormente.
Seguici anche su Instagram, taaac!