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Dal webinar al baby shower: il nuovo ‘bestiario’ degli inglesismi ad cazzum

Una carrellata degli "inglesismi" più di tendenza che, alla fine della fiera, hanno anche un po' rotto le balls.

Sappiamo bene che le parole inglesi abbondano nei discorsi dentro e fuori la Circonvalla. Spesso non vengono proprio dal dizionario di Oxford, ma sono espressioni storpiate, brutalmente italianizzate. Proprio così nascono i celebri inglesismi ad cazzum.

In questi anni abbiamo tollerato una serie di Giargianate siderali. Abbiamo digerito l’All U can eat e passato indenni pure il black friday.

Siamo arrivati persino a considerare lo sparare inglesismi random un plus, insomma una caratteristica essenziale dell’Imbruttito di livello.

Per nostra colpa, nostra grandissima colpa, abbiamo barattato qualche like in più strizzando diverse volte l’occhiolino alla retorica su Milano, city simbolo dell’internazionalizzazione. Così abbiamo contribuito a creare dei mostri.

Tutto questo sino a poco tempo ci faceva davvero molto ridere, ma i nuovi inglesismi che si stanno diffondendo tra i luoghi di lavoro e gli aperitivi non sono per niente easy. Anzi, quando riceviamo un invito per un baby shower, andiamo parecchio in sbatti. Che poi cazzoe‘ un baby shower

Dobbiamo Googlare per capire che si tratta di una festa di derivazione americana (ma dai!?) che si tiene prima della nascita di un figlio (o figlia).

Molto probabile che il baby shower sia stato preceduto da un’altra festa, il gender reveal party dove i futuri genitori, per compiacere il proprio ego (e il proprio Feed su Instagram) riveleranno agli invitati il sesso biologico del bebè in arrivo mediante proiezione in 4K del reel dell’ecografia. Giusto per indirizzare i regali che saranno pretesi poi a gran voce al baby shower, sia chiaro.

Io ero rimasto alla colletta in office con l’obiettivo di comprare un corredino unisex per la culla, pensa te che pirla! 

Ecco, proprio il mondo del lavoro ci regala come sempre delle chicche in tema inglesismi. La pandemia ha aperto molte case allo smart working e da lì sono partite una serie di bestialità. La principale è il webinar, termine che indica i corsi di formazione online. Ognuno ormai si sente titolato a dissertare su qualsiasi cosa, riunendo decine di persone forwardando un semplice link per un meeting in remoto su una delle tante piattaforme messe a disposizione dai giganti della Silicon Valley. Il momento topico di un webinar? Ovviamente quello della condivisione dello schermo, quell’attimo in cui tutto si può freezzare scatenando il panico o gli sbadigli dei presenti.

Il webinar è gratis, nessuno conteggia il tempo di lavoro perso perché tanto poi si recupera fuori orario. Fa anche risparmiare all’azienda il welcome coffee di un corso in presenza. Eventi fisici ormai riservati ai gran visir, gli executive, che travestono le loro libagioni mascherandole da light lunch e networking dinner

Che poi gli affari migliori si sono sempre conclusi a tavola, sì, ma seduti davanti a una orecchia d’elefante e a una boccia di generoso vino rosso. Ora invece a guardarli questi seguaci del business fanno anche un po’ pena. In piedi con una poke bowl riempita di superfood a disquisire di big data. Dai loro discorsi in realtà si capisce che non hanno mai nemmeno aperto un .xls!

Come abbiamo già accennato nell’intro, da buoni provinciali del mondo quali siamo, ci piace proprio italianizzare sempre di più i termini inglesi. Ci fa sentire dei grandi soprattutto quando, ogni tanto, si parla anche di figa. Oh, quella tipa mi ha ghostato oppure sono stato friendzonato.

Che poi non c’è mica bisogno dell’inglese per esprimere certi concetti. Di due di picche e della regola dell’amico cantava già Max Pezzali circa trent’anni fa, peraltro rendendo molto meglio il concetto.

Pure il mondo più spicy, ormai quasi monopolizzato da Pornhub e Onlyfans, non ci dà più le soddisfazioni di una volta. Passata l’eccitazione per termini come blowjob e threesome, nemmeno le MILF sono in grado di farci rinsavire.

Già, perché ormai il mood è tutto per l’inglese americanizzato, che ci piace tanto perché è ricco di acronimi che rendono intellegibili i concetti in tempo zero, ma solo a chi bazzica questo mondo fatto di astruse sigle.

Quindi una risata a crepapelle diventa LOL (Laughing Out Loud) esprimere un punto di vista è un POV (Point Of View). Ancora, la paura di essere esclusi dal branco tanto da voler uscire tutte le sere è la FOMO (Fear Of Missing Out). 

D’altronde cosa potevamo pretendere noi che abbiamo dato dei simpatici nickname ai quartieri di Milano. Remember NOLO, North of Loreto o SOS, South of Sesto, giusto per citare i due più noti che abbiamo cavalcato.

Il cielo è grigio sopra a Milano e l’unico acronimo che dovrebbe interessarci dovrebbe essere PM (10 per le polveri sottili, 2,5 per le sottilissime), ma si sa, il green fa tendenza solo per riempirsi la bocca nelle Zoom Call. 

In questa valle di lacrime chi l’avrebbe mai detto che saremmo arrivati a rimpiangere gli innocenti feedback o gli ASAPAs Soon As Possibile – in calce alle mail?

Che poi ASAP altro non è che la versione polite di Disciules. Understand?

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