Caro Babbo Natale,
è passato un botto di tempo dall'ultima volta che ho preso carta e penna e ti ho scritto una letterina. A dirla tutta da buon Imbruttito non ti ho mai mandato nemmeno un Outlook.
Già quando ero nano avevo capito che eri un'invenzione dei grandi. Visto che mi ritenevo un bimbo sgamato facevo trovare una lista per bullet point ai miei genitori, nonni, zii e a qualsiasi adulto munito di tredicesima che mi potesse fare un regalo. Sceglievo bene il timing, mica ero un pirla...
Ora che sono io quello grande, salvo la wishlist nel carrello. Faccio scattare il clic in tempo zero, non appena l'ennesima mailing list profilata sulle mie preferenze di consumo mi segnala un'offerta alla quale non posso dire di no.
Il black friday mi ha mandato in rosso e il cyber monday mi ha ridotto al verde, però ho smarcato i regali. Che poi sono diventati l'ennesima pratica burocratica di fine anno, lo stesso sbatti della seconda rata della Tari. Cosa cambia in fin dei conti? Sempre mano al portafoglio bisogna mettere.
Così è stato sino al ponte di Sant'Ambrogio 2k22. Festeggiare il nostro patrono con qualche giorno di defaticamento mi ha stimolato a riflettere, anche su di te, dear Santa Claus.
Mentre tanti erano a Courma, io osservavo da lontano le tre torri di Citylife, almeno quello che si riusciva a vedere. I piani alti del Dritto, del Curvo e dello Storto erano, infatti, nascosti tra una coltre di nubi grigie e dense. Forse chi fattura a quei livelli non voleva guardare in basso. Che poi era semplice scighera o una cappa di nocivo inquinamento?
Babbo Natale, la prima cosa che ti vorrei chiedere è proprio una bella ripulita all'aria della città, che figa, ci siamo liberati delle FFP2 da un lato e ce le ritroviamo dall'altro per non essere avvelenati. Non mi sembra giusto!
Camminando con la mascherina anti smog modello megalopoli made in China sono arrivato in centro dove c'era un rebelot che neanche la mattina alle otto tra Pero e Cormano.
Uno sciame di Giargiana che si accalcava ovunque, spingeva urtandomi con zainetti e protuberanze di ogni tipo, dal sacchetto di Louis Vuitton al guinzaglio glitterato per il cane.
Sarà che la pandemia ci ha rincoglioniti un po' tutti tanto da farci dimenticare le buone maniere, oppure sono io a essere diventato sociopatico, ma per Natale desidererei spacchettare anche un pacco di gentilezza.
Con fatica mi sono trascinato fino a sotto la Madonnina dove hanno messo su una cifra di baracchini in legno, la versione milanese dei mercatini di Natale. Ci ho trovato di tutto, dalla liquirizia calabra ai taralli pugliesi, passando per i panettoni brandizzati Hard Rock Cafe, ma siete seri?
Per fortuna è bastato girare l'angolo e per riscaldarmi ho ordinato del vin brulé in un locale un po' nascosto alle masse. Ecco Babbo Natale, vorrei continuare sempre a trovare un baretto imboscato capace di ridarmi il respiro, levandomi per qualche minuto dalla baraonda metropolitana.
Viviamo immersi nell'ansia, la guerra, le bollette, l'inflazione e il futuro incerto, ma cosa te lo scrivo a fare? Pure voi in Lapponia non siete messi meglio. Per difendervi state per entrare nella Nato e tu, da sempre, sei sensibile al tema della pace nel mondo.
Osservando un gruppo di volontari portare coperte, un tè caldo e qualcosa da mangiare ai senza tetto ho capito che sono proprio le cose più grandi e impossibili che ti chiedevamo da bambini quelle più importanti.
Le stesse cose grandi e impossibili che ti scrivo oggi e che vorrei scartare sotto l'albero.
Ecco, a tal proposito, caro Babbo Natale, ti devo chiedere un ultimo favore. Per lasciare i tuoi doni scegli alberi di periferia, che ne so in Comasina, a Baggio, alla Barona o al Gratosoglio, insomma dove vuoi. Vai pure sino a Rozzano, Vimodrone e anche oltre.
Basta non fermarsi solo e soltanto all'abete in Duomo. Ok è sponsorizzato da un'influencer in nome dei modelli di business vincenti dei giorni nostri, ma a guardarlo bene mi sembra proprio lo specchio di questi tempi. Non trovi anche tu che abbia la punta un po' storta?
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