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glicine

Raga, state seguendo anche voi con apprensione il destino del glicine di piazzale Baiamonti? Se non siete sul pezzo, vi briffiamo subito. Sempre più milanesi, tra cui anche molti volti noti, si stanno battendo con video e messaggi contro l'abbattimento degli alberi del piazzale, tra cui anche uno splendido glicine. Su Change.org c'è una petizione a cui hanno già aderito in 45mila ma che spera di arrivare (almeno) a 50mila. L'obiettivo è quello di scongiurare il taglio di quattro grandi tigli pluridecennali, del glicine storico del Circolo degli Ex Combattenti, di un grande nespolo e di altri alberi, previsto per fare spazio alla seconda piramide dello studio di architettura Herzog, la gemellina di quella sede della Fondazione Feltrinelli - presente? - e che ospiterà il nuovo Museo della Resistenza. Il nuovo palazzo sarà collocato in un terreno occupato per decenni da un distributore di benzina, e ok, ma la questione è che l’area di cantiere interesserà anche lo spazio esterno del Circolo.

Quel glicine, in particolare, è davvero un pezzo storico. "Non ha un secolo di vita, ma più di 70 anni probabilmente sì" ha dichiarato Nunzio Taccardi, gestore dei locali del circolo. Sono tanti eh, ma purtroppo abbastanza da essere riconosciuto dalla Forestale come albero monumentale, quindi intoccabile. La petizione non chiede di stravolgere un progetto già in fase esecutiva, ma di modificarlo il tanto che basta, "ad esempio con modesti interventi e su alcuni locali di servizio al piano interrato per conservare l'invaso di terra dell'apparato radicale delle piante coinvolte nel sedime dell'edificio, cosi come gli esperti che abbiamo sentito in merito assicurano si possa fare". E poi: "Pur riconoscendo l'importanza di avere finalmente a Milano un istituto dedicato ai fondamentali valori della Resistenza e dell'antifascismo, crediamo che, nonostante tutto, museo e alberi possano e debbano convivere insieme". A difesa del glicine, è intervenuto recentemente anche Giovanni Storti, comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. 

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"Se 50mila cittadini - ha detto l'attore - vogliono usufruire di questo giardino, poter avere uno spazio tranquillo dove stare, perché costruire? Perché aumentare il cemento? Signor sindaco, perché? Giunta, perché? Lasciate la decisione anche ai cittadini. Se 50mila persone vogliono questo, lasciategli godere il poco verde che c'è in questa zona". Salvare il glicine sembra comunque una roba fattibile, anche grazie all'attenzione ricevuta in queste settimane. Ad aprile i consiglieri della zona hanno approvato un ordine del giorno che aveva messo d'accordo sia esponenti del centrodestra che del centrosinistra (clamoroso), tutti motivati a salvare la pianta. Il documento è passato all'unanimità. E quindi, adesso?

Il Museo della Resistenza sarà finanziato dal Ministero della cultura, a cui ora il Comune si rivolgerà per salvare gli alberi. Elena Grandi, assessora all’Ambiente, ha confermato che "l’area fa capo al Ministero. E il progetto è in carico alla Sovrintendenza regionale. Entro una settimana avremo un incontro con tutti, spero anche con il responsabile dell’impresa. Studieremo se c’è un modo di mantenere almeno tre tigli, che hanno più valore in termini ecosistemici, e una parte del glicine. Forse qualche variante è ancora possibile". 

Sperem!

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