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Figa, ma com'è successo che fino a ieri ci scimmiavamo col Tamagotchi e oggi invece si possono impiantare chip nel cervello? WTF? Se non ne sapete nulla, vi briffiamo: in pratica la start-up Neuralink di Elon Musk ha annunciato di aver ottenuto dalla Fda (Food and Drug Administration, l'ente regolatorio statunitense in tema di salute pubblica) l'autorizzazione ad avviare i test per impiantare chip nel cervello umano. No fantascienza, tutto vero.

"Si tratta di un primo passo importante che consentirà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone" ha spiegato su Twitter la Neuralink, specificando che i test non sono ancora cominciati. Fa strano, ammettiamolo, per quanto gli obiettivi siano assolutamente ammirevoli. Tipo: aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a comunicare con un device esterno attraverso il pensiero. Bomba. Ma l'Elon Musk non vuole "limitarsi" a questo: uno dei suoi obiettivi è quello di far fare l'upgrade al genere umano, in modo che raggiunga la "simbiosi con l'intelligenza artificiale", come affermato dallo stesso geniaccio nel 2020 alla conferenza annuale della Neuralink. Ansia. Il sistema sviluppato dall'azienda si chiama N1 ed è dotato di un chip delle dimensioni di una moneta che viene alimentato da una piccola batteria che si ricarica in modalità wireless, in grado di elaborare i segnali neurali e trasmetterli ad un'applicazione che trasforma i dati in azioni. "L’impianto registra l’attività neurale attraverso 1024 elettrodi distribuiti su 64 filamenti – fanno sapere i doc della Neuralink, qualunque cosa significhi -. Questi filamenti altamente flessibili e ultrasottili sono fondamentali per ridurre al minimo i danni durante l’impianto e nel tempo". Il dispositivo viene piazzato chirurgicamente nel cervello da un robot, sviluppato sempre da Neuralink, che agisce attraverso un ago che cuce questi filamenti sulla superficie cerebrale. Una robetta.

La Fda in passato si è sempre dimostrata piuttosto scettica nei confronti di quesi test, cassando le richieste di autorizzazione di Musk e ipotizzando possibili rischi per la salute umana durante la sperimentazione. Ad esempio, le batterie al litio presenti nei dispositivi potrebbero avvelenare le cavie umane, oppure i fili dell’impianto potrebbero spostarsi e creare problemi al cervello: insomma, con queste premesse i ricercatori troveranno qualcuno che accetterà di candidarsi a volontario dei test? Aggiungiamo, inoltre, che solo l'anno scorso la Neralink è finita sotto indagine federale per presunte violazioni dell’Animal welfare act, che regola il modo in cui i ricercatori devono trattare gli animali sfruttati come cavie. Non benissimo. Fino ad ora, infatti, i chip della Neuralink sono stati impiantati solo nel cervello degli animali, soprattutto scimmie, che hanno dimostrato di poter giocare ai videogiochi e digitare parole su uno schermo solo seguendo con gli occhi il movimento del cursore.

Il Musk comunque non è l'unico che vuole trasformarci in individui "telepatici": la Synchron di Thomas Oxley a luglio 2022 ha annunciato di aver impiantato la prima interfaccia cervello-macchina negli Stati Uniti. "Stiamo costruendo una tecnologia in grado di trasmettere direttamente i pensieri di persone che hanno perso la capacità di muoversi o parlare a causa di malattia o infortunio", ha dichiarato il boss della start-up. In questo caso, però, il chip (chiamato Stentrode) non viene impiantato nel cervello ma connesso a quest'ultimo tramite i vasi sanguigni con una procedura simile a quella dell'inserimento dello stent, per intenderci.

E insomma, come dovremmo porci nei confronti di questa possibilità futuristica? Angelo Vescovi, genetista tra i pionieri dell'utilizzo delle cellule staminali e dallo scorso dicembre presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, ha detto ad Avvenire che " è questo il momento di iniziare a pensare a una regolamentazione chiara e rigorosa. Perché con l'intelligenza artificiale da una parte e i chip che interagiscono con il nostro cervello leggendo (e registrando) le nostre emozioni dall'altra il rischio di arrivare al Grande fratello di Orwell non è lontano". Panico paura. "L'interfaccia macchina-paziente c'è da decenni. Ma questo è un passo ulteriore: il microchip ha una tecnologia molto avanzata per interpretare l'attività elettrica del cervello, e agisce sia in entrata che in uscita. Rilevare i segnali può tracciare lo stato emotivo di una persona, anche le sfumature più profonde, persino inconsce. Potremmo dire che sia avvicina molto al concetto di leggere nel pensiero". Azz.

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