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Bene ma non benissimo. Si potrebbe riassumere così la questione affitti brevi che vede il Comune di Milano e il Governo in disaccordo. Se vi siete persi, zero problemi: ci pensiamo noi a briffarvi sul tema, molto delicato visto che dovrebbe rappresentare una prima arma a contrasto del caro affitti. In sostanza il sindaco Beppe Sala e l'assessore alla Casa Pierfrancesco Maran hanno pensato ad una strategia da applicare nel mercato immobiliare cittadino per contrastare i prezzi stellari (cit.) delle case, che come sappiamo stanno alimentando scazzi e proteste da parte di molti, soprattutti studenti. Palazzo Marino vorrebbe limitare gli affitti brevi degli appartamenti a scopo turistico (in primis quelli di Airbnb) per aumentare così l'offerta di affitti lunghi. Di chi - in sostanza - a Milano ci vuole stare per un bel po' e non solo per fare due fotine al Duomo e al Castello.

Un modello, questo, che copierebbe la più sgamata Venezia. La Serenissima ha ottenuto infatti un limite agli appartamenti in affitto, chiedendo che non vengano dati ai turisti per più di 120 o 180 giorni all'anno. A Milano si vuole però fare di più: ridurre il numero degli appartamenti destinati solo ai turisti. Nella City ce ne sono 15mila, "il doppio delle case ora pianificate in edilizia convenzionata" ha spiegato Maran. Quindi, per dire: avete una casettina a Milano e ci guadagnate affittandola su Airbnb? Ocio allora. L'idea del Comune è quella di consentire gli affitti brevi solo per la seconda casa di un privato, ma se invece è la vostra terza dimora (o quarta, quinta...) allora anche no. Allora le mettete in affitto a lungo termine. Un modo, secondo Sala e i suoi, di mettere un freno alle speculazioni di società immobiliari o di privati. "L'obiettivo finale è che una parte di quei 15mila alloggi per ora destinati solo ai turisti, venga affittato a lavoratori e studenti che vivono a Milano" ha concluso Maran. "Noi non vogliamo metterci contro il piccolo proprietario immobiliare che ha un singolo appartamento da 50 metri quadrati da affittare - tranquillizza Sala - ma puntiamo a regolamentare il settore".

"Noi chiediamo che come oggi lo Stato consente solamente alla città di Venezia di applicare una normativa locale sugli affitti brevi, anche le altre città come Milano, Bologna e Firenze possano accedere allo stesso strumento - ha spiegato Maran - Questa è la linea che abbiamo condiviso e speriamo che ci possa aiutare a spostare un po' di appartamenti che oggi sono destinati ai turisti verso studenti e lavoratori che hanno bisogno in questa fase storica. L'affitto turistico rischia di prendere tra il 15 e il 20 per cento del mercato. Oggettivamente è un po' troppo ed è uno degli elementi che eleva i prezzi degli affitti in città. Per quanto riguarda poi il lavoro che stiamo facendo sul canone concordato con le parti sociali, i piccoli proprietari e i sindacati degli inquilini stiamo tentando di trovare delle nuove forme e delle nuove tariffe: il canone concordato non è la panacea di tutti i mali ma può aiutarci a favorire una riduzione del 10 per cento dei valori e, soprattutto, a evitare incrementi nei prossimi anni perché oggi i prezzi sono alti ma non c'è ragione di pensare che si fermino". As usual, opinabile. La questione, però, non pare aver trovato una veloce solution.

Martedì la ministra del turismo Daniela Santanché ha incontrato infatti i rappresentanti dei Comuni capoluogo delle Città metropolitane, Milano in primis. La Ministra ha presentato agli amministratori una bozza su cui lavorare per arrivare a una soluzione che limiti gli affitti brevi senza però abolirli. La chiacchierata non ha entusiasmato granché i nostri. "Il limite delle due notti indicato nella proposta del Governo è insufficiente ad arginare il fenomeno degli affitti brevi. Ci siamo lasciati con un approfondimento sulla possibilità di normare il numero di licenze per persona, su cui la ministra era possibilista, e la richiesta dei Comuni di applicare delle zonizzazioni per ridurre la pressione in alcune zone a rischio di sostituzione abitativa su cui non ci son state aperture - ha commentato Maran - I prossimi passi sono una nota alla ministra da parte delle città metropolitane e una nuova bozza da parte del ministero".

Insomma, il Governo non sembra essere intenzionato a realizzare leggi speciali come quella già in vigore a Venezia. Sala non l'ha presa benissimo. "A una famiglia che ha un appartamento, e lo toglie dal mercato a lungo termine per metterlo in quello degli affitti brevi, non si può dire niente - ha spiegato il Mayor - ma chi, in questo momento, si sta accaparrando appartamenti medio-piccoli, ne ha dieci o venti, intere case che al 50% ormai non sono più consegnate alla possibilità di avere affitti a lungo termine ma sono tutte orientate ad affitti brevi, è un problema". Riassumendo: il Comune di Milano dice "Chi ha 10 appartamenti in affitto su Airbnb può lasciarne giusto uno nella piattaforma, mentre gli altri deve proporli per affitti lunghi". E il Governo dice "Mmm, non siamo convinti, non vorremmo limitare il diritto di proprietà". Risultato? Nulla di fatto. Almeno per ora.

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