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La cosa figa del Milano Pride (del Pride in genere, va detto) è che siamo tutti i benvenuti, qualsiasi sia il colore nel quale ci riconosciamo. Grigio topo? Benissimo! Giallo neon glitterato? Alla grande! Beige? Mmm... va bene sì, anche beige. Al Milano Pride si respira un senso di libertà e gioia che ci fa prendere bene, anche se abbiamo scoperto con un certo disappunto che l'accesso è consentito anche a chi parla corsivoe. Figa, ok la libertà, ma c'è un limite a tutto! Palesati i nostri limiti imbruttiti, ci apprestiamo comunque a fare due chiacchiere con Alice Redaelli, portavoce Milano Pride e presidente del CIG Arcigay Milano (che ha organizzato l'evento). Vogliamo saperne di più, a partire ovviamente dal big event di sabato 24 giugno, la parata.

"Il Milano Pride torna a abbracciare la città, celebrando la libertà di essere di ognuno. Partenza da Stazione Centrale e arrivo in Arco della Pace, dove poi si terrà il nostro grande evento finale - ci racconta Alice - Protagonista la comunità LGBTQIA+, ma moltissimi gli ospiti: metteremo a fuoco lo stato dei diritti in Italia, proiettandoci verso l'Europa e il resto del mondo. Innumerevoli anche gli artisti che si schierano con noi e ci portano la loro arte e musica. Più novità? Rigorosamente no spoiler!". Ok, ok. Respect. Qualcosina però la sappiamo. E cioè che sul palco saliranno, oltre ovviamente ai rappresentanti istituzionali e gli attivisti, anche personaggi del mondo della musica e dello spettacolo, dai conduttori Elena Di Cioccio e Victoria Cabello, ai cantanti Coma_Cose, Baby K, Malika Ayane, Ariete. Oh, fermi tutti: ci sarà anche la queen, Orietta Berti.

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Entusiasmo a palla per la parata, ci sta, ma comunque tutto giugno, essendo il Pride Month, è stato - ed è - ricco di appuntamenti e incontri. Tipo, lo sapevate che è nato Orgoglio Porta Venezia, il primo evento a Milano per la difesa dei diritti LGBTQQIA+ promosso dall'Associazione Commercianti Porta VeneziaMilano Rainbow District? L’Associazione nasce nel 2018 da un gruppo di esercenti che operano e animano la zona, con l’obiettivo di tutelare, promuovere e sostenere la libera iniziativa degli imprenditori innescando dei circoli virtuosi per rafforzare la visione di rinascita e riqualificazione del quartiere e unire le comunità locali per generare appartenenza. Insomma, una bella cosa. Uno dei tanti segnali che a Milano la partecipazione al Pride è sempre molto sentita. Lo dicono i numeri eh, mica noi a cazzo: nel 2013 hanno partecipato in 50mila, una quantità cresciuta progressivamente nel corso degli anni fino ad arrivare alle 300mila dell'anno scorso. "Milano sui diritti LGBTQIA+ ha tanto da dire e avrà tanto da dire in futuro - ci conferma Redaelli - La partecipazione parla chiaro: il Milano Pride è diventato uno degli appuntamenti più sentiti della nostra città. Ogni evento è sempre animato e vissuto con entusiasmo e la parata non sarà da meno! E ricordiamoci che al Pride ognuno è benvenuto, chiunque tu sia, chiunque tu ami, di qualunque colore sia la tua pelle, da ovunque tu arrivi (anche se non sei di MilanoMilano)".

Ci sembra giusto, qualche diritto anche per i giargiana. Al di là del cazzeggio, comunque, il Pride è da sempre una manifestazione di libertà, una festa politica necessaria sia per dimostrare l’orgoglio LGBTQIA+ (persone gay, lesbiche, bi+, transgender e non binary, asessuali, intersex, queer e ogni altra identità) che per lottare contro le tante - troppe - discriminazioni in termini di diritto allo studio, al lavoro, alla salute, alla famiglia, alla libertà di esprimere la propria identità godendo di piena dignità e protezione. La sensazione di molti - ultimamente - è che questo sia un momento storico particolarmente delicato, in cui serva manifestare non tanto per fare passi avanti (cioè, anche sì)... ma per non retrocedere su diritti che davamo per acquisiti. Assurdo, ma vero.

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"Manifestare serve sempre: è un segnale forte che le persone guardano avanti, al futuro, e che sono pronte a dare battaglia contro ogni discriminazione, contro ogni sopruso, e che non abbasseranno la guardia - ci dice Alice - Siamo un Paese che vede la comunità LGBTQIA+ cittadina a metà: ha ottenuto poche briciole di tutele, ma i cittadini devono essere cittadini in ugual modo. I diritti devono essere gli stessi per tutti, altrimenti sono privilegi. Il Pride è sempre stato un atto politico: si scende in strada per il proprio diritto alla libertà".

La Parata è solo la ciliegina sopra una torta ricca di iniziative aperte ovviamente a tutti. Si va dagli incontri sul tema dell'inclusività, alle proiezioni di corti d'autore, ma anche presentazioni di libri, tornei e il Rainbow Social Fund, un fondo istituito per sostenere progetti solidali in ambito sociale, destinato alle persone più fragili della popolazione milanese (e non solo) e all’abbattimento di barriere e pregiudizi. Una bella cosa. Insomma, scendere in piazza a manifestare può essere un'idea per sostenere lotte e valori del mondo LGBTQIA+, al di là dell'orientamento sessuale e dell'identità. "È essenziale: il Pride è sicuramente la manifestazione delle e per le persone LGBTQIA+, ma parla di molto, molto di più: parla di migranti, di persone con disabilità, di famiglie, di giustizia climatica, di donne...e parla anche di alleati e di tutte quelle persone che decidono che schierarsi per un mondo libero: amici, genitori, parenti, vicini di casa, datori di lavoro. Insieme si va lontano".

Amen!

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