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Food&drink
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Un vero e proprio turnover quello che ha recentemente riguardato il Caffè Cucchi, una delle pasticcerie più storiche e famose di Milano. Il locale, fondato da Luigi Cucchi nel 1936, passato poi al mitico Cesare Cucchi e successivamente alle figlie Laura e Vittoria, ha deciso infatti di cambiare proprietà. Senza stravolgimenti, non sia mai: al timone da settembre c'è un'altra famiglia milanese, già dietro alla Trattoria da Giacomo e poi al gruppo Giacomo Bistrot. Parliamo dei Monti: Marco, le figlie Elena e Giulia, e la moglie Tiziana Bulleri figlia dell'iconico Giacomo Bulleri. Insomma, peccato salutare i Cucchi, ma benvenga una family che sicuramente saprà trattare bene uno dei place to be della City.

Velocissimo briefing storico: la Pasticceria Cucchi fu fondata nel 1936 come "caffè concerto" da Luigi Cucchi e da sua moglie Vittorina e diventò presto uno dei ritrovi alla moda di Milano. Immaginatevelo: all'epoca offriva serate animate da un'orchestrina spagnola che suonava fino a tardi balli appena arrivati dagli Stati Uniti, con servizio di cucina. Nell'agosto del 1943, durante il bombardamento delle forze alleate, il locale venne raso al suolo ma fu poi ricostruito in poco tempo, assumendo la sua definitiva identità di pasticceria. Entrata a far parte dei Locali Storici d’Italia nel 2002, dei Negozi Storici nel 2014 e delle Botteghe Storiche di Milano nel 2015, la pasticceria si trova da sempre allo stesso indirizzo, all’angolo tra Corso Genova e Piazza Resistenza Partigiana. Ma perché vendere un gioiellino del genere?

"La decisione di vendere la Pasticceria è stata dettata essenzialmente da considerazioni razionali - ci hanno spiegato Vittoria e Laura Cucchi - Dal punto di vista emotivo non avremmo mai fatto questo passo. Gli ultimi anni sono stati molto pesanti per il mondo intero, e particolarmente per attività come le nostre. La pandemia con le sue restrizioni ha costituito un punto di annullamento del passato in molti degli ambiti della vita sociale. La ripartenza è stata poi segnata da altre vicende che hanno avuto ulteriori ripercussioni, la guerra in Ucraina che ha portato all'incontrollato aumento dei costi di materie prime e dell'energia, nel nostro caso si aggiungano i lavori di ristrutturazione del palazzo che sono stati fatti nei mesi di primavera/estate del 2021, primo periodo estivo utile dopo l'anno della pandemia e il perdurare dei lavori di realizzazione della metropolitana con il loro fisiologico prolungamento". Insomma, un bel po' di menate. L'ago della bilancia, però, è stato (a sorpresa, ma nemmeno poi tanto) il quiet quitting, cioè l'abbandono silenzioso del lavoro.

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"Non ultimo la dilagante difficoltà di trovare personale qualificato e non, oltre all'esodo di alcuni dipendenti di lungo corso attirati a loro volta dal pensiero di rivalutazione della qualità di vita, corrente (il cosiddetto quiet quitting) che costituisce un vero e proprio fenomeno sociale di rivalutazione della vita privata e della qualità della vita in generale. Anche le politiche a supporto della disoccupazione hanno sicuramente favorito l'allontanarsi da lavori impegnativi dove conta molto lo spirito di servizio. Dal punto di vista imprenditoriale possiamo dire che abbiamo superato tutto con soddisfazione e gratificazione, ma dal punto di vista dell'energia e della forza fisica, anche in considerazione dell'età che va avanti e del fatto che i nostri figli, attualmente ancora studenti, non hanno manifestato intenzione di proseguire, non c'erano molte possibilità".

Ovviamente in tutto questo è stato fondamentale trovare una famiglia, i Monti per l'appunto, con grande esperienza e l'intenzione di non snaturare un locale attivo dal 1936. Qualche cambiamento, comunque, ci sarà. "Trattandosi di un locale storico d’Italia, non ci saranno stravolgimenti per quanto riguarda gli interni del locale, ma bensì degli interventi conservativi - ci fa sapere Cristian Taormina, marito di Giulia Monti - Cambieremo più che altro gli esterni del dehor e soprattutto la proposta culinaria e il servizio. Siamo tornati ad una pasticceria più classica, più comfort, che riteniamo più adeguata ad un locale come Cucchi. Abbiamo ripreso dei dolci che negli ultimi anni non venivano più proposti, come il famoso Zuccotto di Cucchi e dei dolci classici di Giulia ed Elena".

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Spazio anche ai piatti caldi, e quindi ad una pasticceria che sarà anche bistrot, top tanto per la pausa pranzo che per il pranzo della domenica in famiglia. "Sempre proposte classiche, come il tortino di riso giallo al salto con la fonduta di parmigiano, la pappa al pomodoro (un omaggio a nostro nonno Giacomo), la parmigiana di melanzane ecc... Abbiamo rivisto la pasticceria salata che si può comprare d'asporto e che abbiniamo all'ora dell’ aperitivo con una nuova carta di miscelati pensata dal barman Dario Roncalli (nonché marito di Elena) con drink anni '30 come il Becco d’Oca che è gia diventato, insieme al Cocktail Cucchi, il nostro nuovo signature". Aumentato anche il personale, "per offrire un servizio adeguato a questo storico locale, elegante ma estremamente friendly perché l’intento è quello di far sentire i clienti come se fossero a casa". I clienti, appunto.

Si saranno mica spaventati di questo cambiamento? "I clienti inizialmente era preoccupati che il locale passasse di mano, ad un gruppo più grande, avevano timore che divenisse un po' 'globalizzato' , invece adesso sono molto entusiasti perché hanno scoperto che c’è sempre la cura artigianale e il calore di una famiglia ad accoglierli". E allora tutti in pole position per Natale: "Oltre al panettone classico, che come tradizione di Cucchi manterremo tutto l'anno, produrremo delle edizioni limitate come quello al gianduia e dei panettoni decorati con maestria dalla nostra cake designer". Sbav!

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