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padre_papa

In Italia abbiamo sicuramente un problema di nascite, che sono poche, eppure un po' a sorpresa Milano è la città con più genitori d’Italia. Quindi dai, si può dire che il nostro contributo lo diamo. Il problema è che siamo genitori davvero, davvero imbruttiti. Nel senso più scaz*ato del termine. Sette genitori su dieci, infatti, sono molto scontenti delle politiche nazionali, cittadine e aziendali a supporto della famiglia. A dircelo, una ricerca promossa da Changes Unipol, centro di ricerche del gruppo assicurativo, ed elaborata da Ipsos.

Quindi noi ci proviamo pure a fare figli, cominciando con uno (e spesso fermandoci lì): i problemi sono la precarietà del lavoro, della casa e la mancanza di supporti. E nonostante questo, a Milano ci sono comunque un botto di parents. Il 61% del campione preso in esame ha almeno un figlio (contro il 49% a livello nazionale), ma rispetto al resto del Paese il nucleo è in media più piccolo (1,5 figli contro la media di 1,63). Tra chi ha sfornato, infatti, il 59% ne ha uno solo, contro la media italiana del 50%. E - per carità - c'è chi sta benissimo con un nano. Ma c'è anche chi vorrebbe un secondo o magari terzo figlio, ma evita perché proprio non ce la fa. Oh, non viviamo più negli anni '20, quando si facevano figli a manetta cibandoli poi con un tozzo di pane. Cioè, non glielo vuoi dare un Kinder Brioss al bambino?

Questo panorama spiega perché il 70% dei milanesi lamenta la mancanza di politiche di supporto alla family, e si sente "privo di aiuti e di tutele". E siamo talmente messi male che c'è pure gente che figli non ne ha ma ne vorrebbe, eppure evita perché non saprebbe come gestire il nuovo arrivato. Tra chi non ha eredi, cioè il 39 %, uno su tre ha infatti rinunciato, mentre il 24% ci sta pensando, ma se ne parlerà tra 5-6 anni. Dati che contraddicono il desiderio di allargare la famiglia, che a Milano è tra i più alti in Italia: il 26% di figli ne vorrebbe tre, mentre il 39%, se potesse, ne farebbe "almeno due".

Ma il problema vero - quindi - qual'è? Al di là della precarietà e del caro vita (che contano, ma fino ad un certo punto) per l'86 % del campione lo sbatti vero è la mancanza di aiuti da parte delle istituzioni. Percentuale nettamente più alta rispetto alla media nazionale del 65%. Si pensa soprattutto all'assegno universale mensile per ogni figlio a carico (63%), all'estensione dei congedi parentali (61%) e all'introduzione di incentivi al lavoro femminile è (59%). Sarebbe bello, anzi bellissimo avere rimborsi per la scuola (ma quanto caz*o costano i libri?), per le attività sportive dei figli (e calcio, e nuoto, e pittura acrobatica a cavallo) e per le baby sitter (26%, primato nel Paese). Quello delle tate poi è un argomento che abbiamo trattato a parte, perché anche in questo ambito abbiamo un bel po' di problemi.

Certo, servirebbero anche piani di assistenza sanitaria integrativa per i figli (22%), ma sia mai chiedere troppo. Sarebbe carinissimo anche disporre di una minima flessibilità nell’orario di entrata/uscita dal lavoro (32%), che altrimenti il nano all'asilo non ce la facciamo proprio a portarlo/prenderlo. Il 69%, inoltre, è convinto che le attuali politiche di supporto siano decisamente "meno solidali" rispetto alle altre capitali del continente.

Dalla ricerca spunta un altro dato interessante: i figli li facciamo sempre più tardi, è vero, ma non è perché vogliamo fare carriera e concentrarci sul lavoro. A pesare, per il 18%, è l'ingresso ritardato nel mondo del lavoro (perché aumentano gli anni di studio), ma soprattutto ragioni economiche personali (45%) a fronte di una media nazionale del 34%; ci aggiungiamo la mancanza di una casa di proprietà (18%, percentuale maggiore d'Italia), le spese troppo alte (15%) e la scarsa parità di genere sul lavoro (7%).

Insomma, a Milano ce la mettiamo tutta per moltiplicarci, ma siamo veramente in sbattimento. Confermate?

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