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Editorial
bambino_smartphone

No, mani avanti. Non è che stamattina ci siamo svegliati col mood mamma pancina. Però vogliamo parlare dell'ormai dichiaratamente malsano rapporto tra bambini e smartphone. Ne parlo in prima persona perché la questione mi interessa, e ne parlo soprattutto a chi ha dei bambini, a chi per qualche motivo se ne occupa (baby sitter, nonni, zii), a chi è in attesa di, a chi progetta di, a chi è semplicemente interessato. Perché mi sono messa a leggere un articolo, che poi sono diventati due, tre quattro. Raga, m'è venuta un'ansia che la metà basta. Ma cominciamo dal primo.

Circa un nano su quattro, tra i 5 e i 7 anni, possiede uno smartphone, e tre quarti utilizzano un tablet o un computer; a dircelo un nuovo studio di Ofcom (Office of Communications, autorità regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito). E che ci vanno a fare su Internet questi bimbi? Un po' di tutto: inviarno messaggi, fanno chiamate e videochiamate (65%, +6% rispetto allo scorso anno). Il 50% guarda contenuti in live streaming, l'anno scorso erano il 39%. Ma i bambini ormai sanno usare benissimo anche i social media, molto meglio di noi adulti. Lo fa il 38% di loro - dai 5 ai 7 anni, ricordiamolo - nonostante teoricamente per iscriversi ai social sia richiesta un'età di almeno 13 anni. Ma questa cosa la sa solo un terzo dei genitori.

I genitori, appunto. Che fanno loro mentre i figli smanettano sui social? Il 42% dice di utilizzarli insieme a loro, mentre il 32% ammette che i bambini li usano da soli. Sta aumentando (dal 25% al 30%) anche il numero di genitori che scelgono di consentire ai propri pargoli di avere un profilo social già dalle elementari.

bambino_tablet.jpg

Ma perché questo è un male, diranno alcuni, storcendo il naso di fronte al nostro atteggiamento critico. Eh. Raga, so per esperienza che lo smartphone è comodo. Risolve molte menate. Bambini che piangono, bambini che fanno i capricci, bambini che vogliono essere intrattenuti, che vogliono giocare. In un paio di occasioni, in vacanza, ho sfoderato anche io il cellulare sul tavolo del ristorante, perché il mio nano stava facendo un po' troppo casino e non sapevo bene come uscirne. C'era da finire la cena senza farci sbattere fuori. Ma ripensandoci, forse avrei potuto trovare soluzioni alternative. Qualche gioco nel taschino, un po' più di impegno da parte mia e del papà. Perché la domanda che mi faccio spesso è: ma come facevano i genitori (o chi per loro) prima che esistessero i cellulari? Ok, domanda inutile. Prima non c'erano e oggi sì. Ma qualche riflessione, prima di lasciare ai nani la libertà di agire su un oggetto così potente, dobbiamo farcela. È davvero il minimo dell'impegno che ci viene richiesto in quanto responsabili di una nuova creatura. E allora, vediamo un po'.

La scienza ci dice una cosa chiara. Usare precocemente i social network influisce negativamente sul rendimento scolastico, ma anche sul grado di soddisfazione e benessere generale. A dircelo sono i dati raccolti nella prima fase del progetto Eyes Up (EarlY Exposure to Screens and Unequal performance), ideato e coordinato dal dipartimento di Sociologia dell’Università Bicocca di Milano con il sostegno di Fondazione Cariplo e in collaborazione con l’Università di Brescia e le associazioni Sloworking e Socialis. Obiettivo? Spiegare come l'accesso agli strumenti digitali influenzi l'andamento dei livelli di apprendimento e la condizione generale degli studenti. E insomma, è venuto fuori che i bambini che hanno creato un profilo social prima della quinta elementare, all'esame di terza media ha avuto una valutazione inferiore di quasi un punto (0,9) rispetto a chi non si è mai iscritto o l'ha fatto dopo.

That's it.

E da questo punto di vista, come siamo messi? Il 30% degli studenti ha ammesso di essersi iscritto ai social in prima media (quindi tra i 10 e gli 11 anni), il 24,9 in seconda e il 17,2 in terza. Quindi prima dei 14 anni per la legge italiana sarebbero il limite minimo per sbarcare nel magico, complesso e pericoloso mondo dei social.

La XIV edizione dell'Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo Tempi digitali, diffusi da Save the Children, ha confermato una situa non brillantissima. In Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza Internet tutti i giorni e lo usa soprattutto via cellulare. Stanno aumentando un botto i 6 e i 10 anni che smanettano sul cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018­-19 e il 2021­-22. Ed ecco un dato allarmante, connesso a quanto detto fino ad ora: tra gli 11 e i 13 anni sono in aumento gli atti di cyberbullismo, in cui le vittime sono soprattutto le ragazze.

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Ma ci sono anche genitori - magari inconsapevoli - che offrono la visione di smartphone e tablet ai propri figli già da neonati. Non una grandissima idea eh, anche se capisco assolutamente che talvolta non si vede altra soluzione per acquietare un bimbo urlante. Però... eh. Tocca fare i conti con quello che - ancora una volta - ci dice la scienza. In particolare, lo studio del Drexel’s College of Medicine, pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics. I neonati e i bambini piccoli esposti alla televisione o alla visione di video potrebbero avere maggiori probabilità di mostrare comportamenti sensoriali atipici, tipo essere disinteressati alle attività, cercare stimoli più intensi o al contrario essere sopraffatti da sensazioni come suoni forti o luci intense.

Non è un caso, insomma, che alcuni paesi stiano seriamente riflettendo sulla questione. Tipo la Francia. Alcuni esperti hanno presentato al presidente Emmanuel Macron un rapporto che vuole mettere in guardia dalla "realtà dell'iperconnessione dei bambini" e dalle "conseguenze per la loro salute, il loro sviluppo, il loro futuro", ma anche per il futuro della "nostra società, della nostra civiltà". Lo studio propone come soluzione alcune regole chiare: nessuno schermo, nemmeno la tv, per bambini sotto i 3 anni. Poi, dai 3 ai 6 anni, tv e tablet solo con la supervisione di un adulto ma - occhio - senza connessione internet. Quindi tocca accontentarsi dei giochini installati, per dire. Il primo cellulare solo a 11 anni, e per due anni senza connessione. Anche qui, giusto per mandare sms e chiamare. Dai 13 anni ok allo smartphone, ma sotto sorveglianza e con limitazioni. Niente social prima dei 15 anni, Instagram e TikTok non prima dei 18.

In Italia la situazione è decisamente più free. In una nota ufficiale il Ministro dell'istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha scritto: "Nelle nuove 'Linee guida sulla educazione alla cittadinanza' di prossima pubblicazione, in coerenza con quanto sta emergendo da diversi studi anche internazionali, è sconsigliato l'utilizzo anche a fini didattici dello smartphone dalle scuole d'infanzia alle scuole secondarie di primo grado. Per le scuole primarie è raccomandato invece l'utilizzo del tablet esclusivamente per finalità didattiche e inclusive". 

E fuori da scuola? Eh raga, confidiamo nel nostro buonsenso dai.

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