Ieri. Domenica. Novembre. A Milano.
Mi ritrovo stravaccata sul divano, arrotolata nel mio plaid in lana e cashmere, in mano una tazza di caffè fumante, pronta per la mia maratona di serie TV. Annoiata, penso: "che tempo di mer*a, gli ape all’aperto sembrano un vago ricordo e i week-end a Courma sono ancora un miraggio lontano". Insomma, solite riflessioni di sostanza da vera imbruttita. Decido di non pensarci più e mi dedico all'attività prefe di ogni essere umano, scrollare il cell senza ritegno. Vedo le stories della mia amica Simona che – fi*a! - è sempre in giro a divertirsi, ed ecco che mi lascio travolgere da un lampo di "consapevolezza", che possiamo tranquillamente chiamare col suo nome: fomo.
(Se non sapete cos'è, brief al volo qui)
"No dai, non è possibile sprecare un intero pomeriggio davanti alla tele" mi dico, provando ad autoconvincermi. Con l’agilità di un atleta olimpico, mi fiondo giù dal divano, mi vesto, infilo la mia giacca oversize e gli occhiali da sole (perché il sole, chissà, può spuntare anche a novembre in mezzo alla scighera), esco di casa e torno nel mondo dei vivi. Da sola, sì. Embè? Un po' di #solodate è proprio quello che mi ci voleva per svoltare la giornata, se aspettiamo ogni volta la compagnia giusta per uscire facciamo in tempo a spegnere 95 candeline.
Vero o no?
Salgo sul tram e decido di fare un salto in Triennale. Alla fine raga, un po' di cultura - ogni tanto - ci vuole. E poi cosa c’è di meglio che rifugiarsi tra le mura di un museo quando fuori fa freddo? Onesti: niente.
Così scopro con imperdonabile ritardo che quest’anno la Triennale di Milano – fino al 16 marzo 2025, quindi belli comodi - offre un rifugio perfetto con la sua mostra dedicata ad Elio Fiorucci. Sì, proprio lui, il maestro del kitsch, il re del pop, l'uomo che ha reso i jeans un'opera d'arte, colui che ha trasformato i negozi in discoteche ed i mercatini delle pulci in passerelle. Ma quanto ci manca?
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Faccio il ticket (se non avete riduzioni, 15 euro) ed entro. Sbeeem! Vengo letteralmente investita da un tripudio di colori, luci e suoni che farebbero sfigurare persino lo Studio54 ai suoi tempi d'oro. Vorrei dire "Sì ma anche meno", poi mi ricordo che sono alla mostra di Fiorucci e quindi ci sta che sia tutto... "tanto". Mi ritrovo circondata da pareti tappezzate di manifesti, polaroid e vestiti in vinile, mentre nella sale riecheggia la voce di Elio catturata in registrazioni inedite che sembrano provenire da un'altra dimensione. Mi stropiccio gli occhi per capire se sono ancora nel 2024 o se sono stata catapultata in un sogno psichedelico degli anni '70.
Ma il mio smarrimento dura ben poco: intorno a me si aggirano persone di tutte le età che si scattano selfie vicino le istallazioni più iconiche. Banali, prevedibili, e quindi lo faccio anche io. Why not, alla fine. Se non posti una foto delle mostre, ci sei davvero stato? Probabilmente no.
Fatto sta che l’esposizione è - onesta - davvero meritevole e ho visto e scoperto un sacco di cose. Voi sapevate che il signor Fiorucci ha creato il primo concept store al mondo? E che ha reinventato i jeans da donna con fitting aderente, dopo aver visto una ragazza che faceva il bagno in denim ad Ibiza? E immaginavate che sempre lui, ispirato dal film "Flashdance", ha lanciato una collezione che ha reso glamour body, scaldamuscoli e leggings?
Ma di cosa stiamo parlando raga, un genio caz*o.
Mi fermo qui dai… non voglio rovinarvi la sorpresa con troppi spoiler, che mi stanno pure sulle palle quelli che spoilerano. Magari il prossimo week end vi fate prendere pure voi dalla "consapevolezza" e volete fare un salto in Triennale. In questo caso, però, mi raccomando non dimenticate di scattarvi un selfie, che sennò non siete davvero usciti di casa. Amen!
Cover Credit: Triennale.org
Autrice: Valentina Viti
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