Del diritto alla disconnessione abbiamo parlato un botto di volte, paragonando i passi avanti del resto del mondo all'immobilità italiana, ancora molto indietro sull'argomento. Sicuramente spinti dalle nostre critiche mordaci, dai piani alti si sono finalmente svegliati e forse - sottolineiamo forse - qualcosa sta cambiando.
Cos'è il diritto alla disconnessione?
Com'è facile intuire, il diritto alla disconnessione è il diritto sacrosanto per il lavoratore di non rispondere a mail, chiamate e altre rotture di cogl*oni fuori dall'orario di lavoro. Anche in Italia pare che qualcosa si stia muovendo: il Senato sta esaminando un disegno di legge, ddl Sensi, promosso dal senatore Filippo Sensi - appunto - del Partito Democratico. Il ddl è al vaglio della Commissione Lavoro di Palazzo Madama in sede redigente, e si propone di tutelare i tanti lavoratori - specie quelli autonimi - che non riescono a separare in maniera netta lavoro e off lavoro anche a causa dei continui contatti da parte dei superiori. Visto che rispondere "Non mi devi rompere il caz*o" pare brutto, ecco che il diritto alla disconnessione ci viene in supporto. "Il provvedimento garantisce almeno 12 ore di pausa dalle sollecitazioni digitali del datore di lavoro" fa sapere Filippo Sensi. E ovviamente impone uno stop alle comunicazioni fuori orario: il lavoratore ha diritto a non ricevere comunicazioni lavorative (email, messaggi, chiamate) al di fuori dell’orario di lavoro stabilito.
E se entra in vigore?
Se succede che finalmente la norma entra in vigore, si parla di multe da 500 a 3K per tutte quelle aziende che superano i limiti imposti. "Praticamente una sanzione nel caso in cui venisse comprovata una 'molestia digitale' da parte del datore di lavoro nei confronti dei dipendenti vessati da continui, richiami, bip, whatsApp, mail di sollecito" ha detto Sensi al Sole 24Ore.
Occhio però, si applicherebbero al momento solo alle realtà con più di 15 dipendenti, includendo anche lavoratori autonomi e professionisti. Il datore di lavoro è obbligato a fornire dispositivi elettronici dedicati alle comunicazioni professionali, sostenendone ovviamente anche le spese di gestione. "Non si tratta di penalizzare il mondo del lavoro - continua a spiegare il Sensi - ma di trovare un equilibrio che migliori la qualità della vita dei lavoratori".
Speriamo raga, anche perché fino ad ora, in Italia, non esisteva una legge seria sul diritto alla disconnessione, ma solo una regolamentazione dedicata allo smart working tramite contrattazione individuale fra datore di lavoro e lavoratore.
Oh, vi aggiorniamo.
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