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Editorial
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Torna l'estate. Fa caldo, molto caldo. Ci sono le zanzare e c'è l'Autan. C'è lo sbatti delle valigie. C'è la dieta dell'ultimo mese e quelli che corrono sotto il sole (poi stramazzano). Ci sono i figli a casa per tre mesi e qualcuno che alza il dito e si chiede: ma perché devono stare a casa tre mesi, sti figli?! Noi siamo fra questi, perché dopo esserci sucati in inverno la prosopopea continua sul fare figli, sulla denatalità, sulla patria e la famiglia, in estate ci ritroviamo la patria che non si occupa della famiglia e mantiene un calendario scolastico fondato sull'economia agricola del primo Novecento. Com'è possibile infatti che la scuola dell'obbligo chiuda a inizio giugno e riapra a metà settembre? E com'è possibile che quando riapre ci siano ancora cattedre vacanti per un altro mese, se non due?!

Una volta i bambini in estate andavano a raccogliere il grano, le mele, l'uva... Adesso se raccolgono i calzini quando se li tolgono è già un grande risultato. Quindi perché appiopparli alle loro famiglie se le famiglie devono continuare a lavorare? Qualcuno ha lo smart working, è vero, ma qualcuno si ricorderà che cos'era lo smart working durante il Covid... Ecco, pensate che in estate senza Covid (per fortuna) i figli vi vedono a casa e pensano che siate lì per loro... e perché non andiamo in piscina, non andiamo dall'amico, non andiamo a giocare a pallone...

E comunque ci sono quelli che lo smartworking non lo possono fare: i cassieri, i commessi, i vigili urbani, i poliziotti, i cantanti in tour... va beh, non serve che faccia tutto l'elenco, perché non siamo il sussidiario delle elementari. Quindi, 'sti figli dove li mettono? Abbiamo già parlato dei campi estivi, che sono a pagamento comunque (quindi sono una tassa sui figli, a ben vedere). Quando anche li organizza il comune di residenza non è detto che garantiscano un posto per ogni bambino... e questo già non si capisce perché debba essere così. Quando li organizza la parrocchia potresti non essere d'accordo a mandare i figli in un contesto religioso. Quando li organizza un privato prepara un mutuo. 

Quindi torniamo a bomba. Tre mesi di stop alla scuola sono una grandissima complicazione ma quali sarebbero le alternative? Siamo uno dei pochissimi paesi ad avere questo buco nero dell'estate, perché nel resto d'Europa si fanno in genere circa 6 settimane di chiusura in estate (un mese e mezzo) e ci sono poi pause lunghe durante il resto dell'anno. Perché va detto che, per contro, il nostro calendario scolastico di 200 giorni è uno dei più lunghi e anche a livello di orario siamo fra i più esosi. Dunque? L'alternativa è fra un coma di tre mesi in una botta sola e tanti piccoli ricoveri durante l'anno? 

Non potremmo mettere l'aria condizionata a scuola e mandare a scuola i bambini tutto l'anno? 200 giorni di programma scolastico e 160 giorni di ripasso, laboratori, ginnastica, approfondimento, letture animate, teatro... Insomma, anche gli insegnanti potrebbero divertirsi ma soprattutto le scuole potrebbero restare un punto di riferimento. Quando la scuola è chiusa i genitori sono a casa pagati per starci, dallo stato o dal datore di lavoro quello lo decidono poi ai piani alti. Quando la scuola è aperta per l'anno scolastico i bambini sono obbligati ad andarci. Quando la scuola è aperta per i periodi di passaggio, i bambini e i genitori possono decidere se usufruirne oppure no. 

L'estate potrebbe essere peraltro un fantastico momento in cui formare nuovi insegnanti, affiancandoli a quelli con più esperienza per tirocini mirati da affiancare al percorso universitario. Pagati bene, tutti quanti. Perché una scuola che funziona è un servizio sociale che non avrebbe davvero prezzo, senza corse a ostacoli fra un campo estivo e l'altro, oppure fra il salotto, la camera da letto, la cucina e il bagno. 

Un collega giornalista che si occupa di scuola mi ha detto molto chiaramente che nessun politico, né di destra né di sinistra, si prenderà mai la briga di mettere mano a un sistema in cui gli insegnanti appoggiano la penna per tre mesi e tanti saluti. Chissà se sia davvero una questione di "lobby" o di inerzia per cui tutti gli anni ci ritroviamo sempre con lo stesso problema e nessuna energia / visione per risolverlo. 

La scuola è un carrozzone burocratico enorme, ma è anche un tesoro enorme di esperienze. Parlando con gli insegnanti e con i presidi si potrebbero ricavare idee utili e interessanti, da mescolare con le idee di chi organizza sport, animazione e cultura fuori dalle griglie di programmi e voti. Sarà probabilmente un sogno di una notte di mezza estate ma sarebbe comunque bello pensare e sperare che qualcuno lo voglia realizzare. 

 

Autrice: Daniela Faggion

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