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Ci piace: McDonald’s punta alla parità di genere entro il 2030

L'azienda americana ha intenzione non solo di portare la presenza delle donne in ruoli di potere al pari di quella degli uomini, ma anche di incrementare la rappresentanza di gruppi storicamente sotto-rappresentati

Tutti da McDonald’s senza sensi di colpa! Ci sta, perché dobbiamo premiare le buone intenzioni del colosso del fast food, che ha annunciato, attraverso un comunicato ufficiale, date e numeri da rispettare per conseguire i prossimi obiettivi. E che obiettivi!

First, parità di genere. L’idea è quella di riuscire ad aumentare la percentuale di quote rosa in posizioni di leadership, dal 37% al 45% entro il 2025. L’obiettivo finale è quello di raggiungere entro il 2030 la parità di genere. E sarebbe ora, visto che in generale ci sono ancora troppi maschietti al potere, a discapito delle donne. Ma cosa siamo, nel Medioevo? Eddai.

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Ma non solo. L’altro obiettivo di McDonald’s riguarda l’aumento della rappresentanza di gruppi storicamente sotto-rappresentati. Ma no, non i Giargiana. Parliamo, ad esempio, delle persone di colore, che ad oggi sono il 29%, le donne il 37%. “Non intendiamo accettare niente di meno che risultati concreti e misurabili in direzione di una maggiore inclusività e dell’aumento del livello di dignità e rispetto con cui trattiamo i nostri dipendenti – ha spiegato il ceo Chris Kempczinski in una lettera al personale pubblicata su LinkedIn – A imporcelo è il nostro ruolo di leader e l’attuale modello di business di McDonald’s, che trae grandi vantaggi dall’integrazione nel processo decisionale di punti di vista diversi”.

L’obiettivo entro il 2025 è quello di aumentare la rappresentanza di gruppi storicamente sotto-rappresentati nella leadership esecutiva (quindi di ruoli top, dal senior director in su) dall’attuale 29% al 35%. Si tratta di una direzione lodevole, frutto però anche di qualche grana. Parliamo ad esempio delle ripetute accuse di trattamento non equo nei confronti dei titolari di franchising presentate da persone di colore, convinte che McDonald’s li penalizzi assegnando loro location meno interessanti, in contesti più poveri.

Il riferimento è a Herb Washington, ex giocatore di baseball professionista diventato il più grande franchise afroamericano della catena di fast food col pagliaccetto. Washington ha aperto quasi 30 Mc Donald’s negli Stati Uniti dal 1980, ma ha accusato la catena di avergli messo spesso i bastoni tra le ruote, trattando diversamente i suoi franchise e facendo scelte in base al colore della sua pelle. E quindi adesso la grande M ha deciso di correre ai ripari, dimostrando in tempi brevi di non essere affatto razzista. E maschilista, chiaro. Oh, sperem.

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