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L'edificio che vedete in cover è un progetto dell'archistar Stefano Boeri, una sua idea di come potrebbe diventare la Torre dei Moro, quella distrutta dall'incendio dello scorso 29 agosto. Molto green, in perfetto stile meneghino. Ma Boeri non è l'unico architetto ad aver progettato la Torre del futuro: anche Alfonso Femia ha lavorato a un prospetto, che insieme al collega ha presentato durante un evento con gli inquilini della Torre, in Regione Lombardia. "Io come altri architetti ho donato un'idea, un progetto per pensare a una nuova vita per la torre di via Antonini", ha spiegato Boeri. "Qualsiasi cosa gli abitanti di questa torre sfortunata decideranno, per noi sarà un segno di attenzione e disponibilità".

Come abbiamo intuito, l'idea di Boeri è quella di un palazzo super green. "Abbiamo pensato a un edificio verde che dia il segno della rinascita", immaginando "che le due vele, che poi sono state parte dell'origine dell'incendio, siano invece coperte da alberi e foglie, conservando però quella fisionomia dell'edificio e aumentando la superficie dei balconi". Bello dai, ma pure quello di Femia ha il suo perché. I due archistar sono comunque super tranquilli, qualunque progetto verrà scelto significherà comunque una gran bella rivisitazione della Torre dei Moro. "La prima cosa che bisogna capire è che qualsiasi progetto sarà un progetto pubblico, che appartiene alla città", ha detto Femia. "Mi piacerebbe che questa possa essere un'occasione civile straordinaria". L'edificio "entra in un contesto di rigenerazione tra i più importanti d'Europa. E quindi è importante che assuma anche questo tipo di ruolo". Femia ha poi parlato, nello specifico, del suo progetto. "Immaginiamo che l’edificio possa costruire un paesaggio nel paesaggio ed essere un progetto narrativo: che racconti la storia della torre, il senso dell’abitare oggi a Milano, la città e i valori di una collettività che si deve stringere di fronte a queste emergenze".

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I due progetti a confronto: la proposta di Boeri (sinistra) e quella di Femia

Qualunque sia il progetto prescelto, dovrà essere messo in piedi entro il 2026, quindi entro le Olimpiadi di Milano-Cortina. "Credo che Milano non possa permettersi di avere un edificio così ridotto quando a un chilometro di distanza ci sarà una manifestazione come le Olimpiadi", ha infatti precisato Mirko Berti, rappresentante del comitato Rinascita Antonini 32. Anche perché la situa è davvero seria: almeno il 40% degli appartamenti è risultato irrecuperabile e questo numero potrebbe anche aumentare dopo le verifiche dei periti chiamati a fare un check dello stato effettivo dell’edificio. 

At the moment sono solo quaranta su ottanta le famiglie sistemate. Venti sono ancora ospiti di amici e parenti e altre venti risiedono nelle case messe a disposizione dal Comune e dalla Regione. Altre due si trovano al Quark Residence. Gli inquilini hanno solo voglia di "voltare pagina", qualunque sia il progetto prescelto. E come dargli torto...

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