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Milano, come tutte le metropoli che si rispettino, è una vera e propria giungla urbana. Ci sta, è anche il suo bello in qualche modo. Traffico, mezzi pubblici, sharing mobility e migliaia di pedoni si muovono ogni giorno per le vie della City, ma non sempre in modo coordinato. I fatti di cronaca, purtroppo, ci aggiornano spesso sugli incidenti, anche piuttosto gravi: in molti casi questi possono dipendere dalla cosiddetta mobilità maleducata causata da stress, noncuranza e poco rispetto per sé e per gli altri. Una roba molto imbruttita in effetti, sulla quale però c'è poco da scherzare. Milano, infatti, è la seconda città italiana per numero di incidenti. Stando all'ultimo rapporto Istat si segnalano poco più di 7mila incidenti, fa peggio solo Roma, con quasi 10mila, mentre Torino chiude il podio con 3mila.

Adesso raga, qualche dato pesante ma necessario. Circa un terzo delle morti totali coinvolgono pedoni o biciclette. I monopattini, invece, sono stati coinvolti in 811 incidenti (circa il 3% del totale). Inoltre, nel solo 2021, gli incidenti mortali tra i guidatori di monopattini e biciclette sono stati 235, cioè +33% rispetto all’anno precedente. A piedi non va meglio: l’indice di mortalità per i cittadini a passo d’uomo risulta di 4,6 volte superiore addirittura alla mortalità degli occupanti di autovetture. Ora, una domanda sorge spontanea: quali sono le ragioni scatenanti dietro a questa crescita esagerata? Un primo spunto arriva dalla rivista statunitense The Atlantic, secondo cui i cittadini americani risultano molto arrabbiati e stressati a causa del lavoro, e questo si ripercuote inevitabilmente nella vita privata e nella modalità con cui vengono svolte le varie attività quotidiane, tipo guidare. E, a naso, a Milano il livello di scazzo in macchina è più o meno il medesimo.

"In maniera inconsapevole, quando si è in strada si pensa di entrare in una zona di proprietà e si disinnescano tutta una serie di criteri sociali – ha detto la psicanalista Vera Slepoj – La macchina, la bicicletta, il monopattino, la moto diventano la casa, una sorta di estraneazione dal mondo esterno: nella macchina si parla, si litiga, si mangia, si dorme. Esiste una visione limitata dei rischi, una sorta di ignoranza legata all’uso dei mezzi. L’aggressività alla guida è l’estensione di un’aggressività soggettiva dell’individuo; la tendenza a non controllare questi stadi è molto alta. Occorre fare una campagna massiccia sulla conoscenza di mezzi come monopattini e biciclette. Conoscenza, consapevolezza e senso di responsabilità verso gli altri sono fondamentali per una mobilità gentile". Riflessione interessante, senza dubbio.

Volete sapere quali sono gli atteggiamenti più detestati e ritenuti pericolosi da chi si muove in città? Un’indagine condotta da Authoriality per Dentsu Creative, effettuato con metodologia WOA su circa 1200 italiani di età compresa tra i 20 e i 50 anni, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, ci offre qualche dato interessante. Per gli uomini è inaccettabile vedere auto o mezzi condivisi parcheggiati su marciapiedi e strisce pedonali (34%), in particolar modo per i padri in giro con il passeggino o educatori che si devono occupare di pazienti in carrozzina o con disabilità. Comprensibilissimo. Fanno girare le palle anche quelli in monopattino che circolano alla cazzo in mezzo alla carreggiata (29%), i ciclisti fuori delle corsie loro dedicate (26%). Insopportabili per gli uomini anche quelli che non lasciano il posto ad anziani o signore sui mezzi pubblici (23%) e chi abbandona shared-car e shared-scooter sporchi o in pessime condizioni (19%). Figa che barboni.

Passiamo invece alle situazioni insopportabili per le donne, che prima di qualsiasi altra roba odiano chi vuole salire sui mezzi pubblici senza dare la precedenza a chi deve uscire (43%). Cafonata. Fastidio estremo anche per chi abbandona i mezzi smart condivisi al di fuori della città (35%) e per chi attraversa la carreggiata dove non è possibile, anche in bicicletta o in monopattino (28%). Chiudono la classifica delle cittadine, la velocità eccessiva con cui si circola nelle aree pedonali (17%) e la maleducazione dei conducenti, sia di veicoli pubblici che privati, i quali raramente lasciano attraversare i pedoni sulle strisce pedonali (12%). Imbruttite, confermate? Dalla stessa indagine emergono anche le città italiane dove la mobilità risulta più maleducata secondo i cittadini: Roma ancora una volta si piazza al primo posto (61%), davanti a Milano (59%). Terza, questa volta, Napoli (55%), mentre chiudono la top 5 Torino (52%) e Bari (47%).

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Ora che abbiamo fatto una panoramica non proprio edificante della situa, chiediamoci: è possibile migliorare le cose? Secondo gli esperti sì, bisogna però mettere in atto iniziative mirate ed efficaci utili a promuovere la cosiddetta gentle mobility, vale a dire la possibilità di muoversi all’interno della propria città in una condizione di sicurezza e serenità. E proprio per questo si è svolta a Milano un’iniziativa virtuosa: il contest Dentsu Creative Comes to Town aperto agli studenti delle scuole di comunicazione e dei master nelle discipline dell’advertising di tutta Italia. Oltre 150 studenti hanno provato a ideare una campagna di comunicazione dedicata alla promozione della mobilità gentile e dello spazio urbano in quanto luogo d’inclusione e rispetto. Tre le campagne vincitrici ex-equo, che dal 24 novembre sono visibili on air nei maxi-billboard di Piazza San Babila.

"Abbiamo deciso di collaborare e coinvolgere quelle realtà che tutti i giorni si impegnano a formare i giovani comunicatori del futuro: le università e le scuole di comunicazione. E abbiamo scelto un tema, quello della mobilità gentile, ancora poco esplorato e comunicato - ha dichiarato Emanuele Nenna, CEO &Chairman di Dentsu Creative - Perché ciò avvenga si devono mettere in moto le idee e le energie dei giovani. Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di coinvolgere le nuove generazioni, con l’obiettivo di fare di Dentsu Creative il luogo in cui ogni creativo potrà trovare spazio e opportunità per realizzare il miglior lavoro della sua carriera". Una bella iniziativa insomma, un piccolo passo verso una migliore educazione stradale e civile. Ci piace!

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