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Non benissimo: a Milano due lavoratori su tre sono precari

Inquietante la fotografia scattata dalla Cgil di Milano, presentata durante il congresso alla Camera del lavoro. Solo il 30% dei contratti è a tempo indeterminato.

Raga, giusto per fare un check: voi avete un lavoro o siete disoccupati? E se ce l’avete… siete precari o avete un contratto stabile? Non per farci i cazzi vostri eh, giusto per capire, perché stando alle ultime dichiarazioni del segretario generale di Cgil Milano, Massimo Bonini, la situazione work a Milano è caratterizzata da bassi salari e precarietà. “Si attivano più posti di lavoro a termine che lavori stabili, nell’ordine di 2/3 di lavori precari e 1/3 stabile”. Cioè, ma non siamo la City che fattura, la City del lavoro, la City della carriera?

“Su queste basi – ha aggiunto il Bonini – ci chiediamo come si possa costruire una condizione di serena vita e un futuro per le nuove generazioni, soprattutto per vivere a Milano in cui i prezzi della casa viaggiano su una media doppia rispetto ad altre città europee simili”. Vero, non per niente vi abbiamo appena raccontato che ci vogliono tipo 13 anni di uno stipendio buono per comprare un trilocale basic da 85 metri quadrati. E senza mai toccare i soldi eh, quindi utopia totale. Dal governo, ha lamentato il segretario, “al momento noi non vediamo risposte, anzi, vediamo risposte parziali e molto corporative. La prima questione sono i rinnovi contrattuali che portino aumenti salariali: bisogna affrontarlo insieme alle associazioni datoriali e auspico che il governo abbia un ruolo in questo. La precarietà viene creata dai contratti di lavoro che si attivano nelle aziende. Bisogna dare risposte concrete per permettere alle persone di arrivare serenamente alla fine del mese”.

La fotografia scattata dalla Cgil di Milano, presentata durante il congresso alla Camera del lavoro, è piuttosto inquietante. Le percentuali di Bonini riassumono un panorama composto da circa 1.800.000 lavoratori della Città metropolitana, di cui oltre 788mila sono in condizioni di grande precarietà: 438mila hanno un contratto part time, di cui due terzi involontari; di questi oltre la metà ha un reddito annuo di 8700 K, 46mila hanno contratti intermittenti da aggiungere ai 303mila a termine. Contratti indeterminati, questi sconosciuti. Basti pensare che dal 2018 al 2022 le aziende hanno assunto circa il 70% tra tempi determinati, tirocini altre forme contrattuali e solo il 30% ha firmato su un contrattino indeterminato. Fortunelli. E vogliamo parlare poi del cash? Basic, anzi meno.

La media dei redditi è di 124 euro al giorno, con due estremi che vanno dai 508 euro di un manager uomo ai 55 euro di una donna operaia o commessa. La disuguaglianza di genere è una certezza: il 63% delle donne guadagna meno di 1500 euro al mese e il reddito medio è più basso di 20mila euro rispetto agli uomini. “Il modello produttivo milanese, che è lo zoom di quello italiano – ha precisato ancora Bonini – è strutturalmente orientato alla disuguaglianza. Milano si loda per la sua capacità di attrarre ma il prezzo delle case è salito del 40% in 5 anni. Questo sta creando un’enorme frattura sociale”. Gioie ne abbiamo?

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