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C'è questa strana idea diffusa, partorita da secoli di sottovalutazione professionale della donna, che ha incastrato i padri in una stereotipata immagine dei lavoratori indefessi che di eventuali pargoli un po' se ne sbattono. E oggi - anche un po' finalmente, diciamolo - arriva una ricerca a scardinare questo pregiudizio, raccontando di come anche i padri (ma va?) desiderino sempre di più trascorrere del tempo di qualità con i propri nani. Una questione che - ancora di più a sorpresa - riguarda in modo particolare i manager, quindi gli uomini con una bella carriera avviata che - sempre nel nostro distorto immaginario - pensavamo avessero in mente solo una F: quella di "Fatturato" e non quella di "Figli".

Bè, niente di più cannato, sapevatelo.

Oggi, i manager, vorrebbero potersi occupare maggiormente dei figli. E non parliamo di quelli vecchiarelli eh, ma di under 45. Parliamo dell'85% di giovani professionisti in carriera, come riportato da un'indagine di Manageritalia, con la collaborazione tecnica di Ipsos: una bella fetta di papà che vorrebbe il congedo parentale obbligatorio, una percentuale addirittura più alta di quella femminile, che si ferma all’83%. Un segnale dei tempi che cambiano, tanto per le donne finalmente libere (quasi) dalla visione polverosa di desperate housewives, quanto per i papà liberi a loro volta di ambire tanto alla carriera quanto ad una vita familiare piena. Ma facciamo un recap sulla situazione congedi in Italia.

Il congedo di maternità è un periodo, flessibile, di astensione obbligatoria dal lavoro per un totale di 5 mesi. Il congedo di paternità, sempre obbligatorio, è invece di... ehm... 10 giorni, fruibili nell'arco temporale che va dai 2 mesi precedenti alla data presunta del parto ai 5 successivi. Capirai. Ecco perché i neo genitori chiedono l'obbligatorietà del congedo parentale, che non è nessuna delle due cose appena spiegate ma si tratta di un periodo di astensione FACOLTATIVA dal lavoro concesso ad entrambi i genitori per prendersi cura del bambino. Il congedo parentale spetta ai parents entro i primi 12 anni di vita del bambino, per un periodo complessivo, tra i due genitori, non superiore a dieci mesi. Tutto chiaro adesso?

Per i manager, quindi, le aziende dovrebbero adoperarsi per favorire una maggiore assistenza all'infanzia sul luogo di lavoro (lo dicono il 49% degli uomini e il 44% per le donne), ma anche promuovere politiche di flessibilità con il lavoro da casa (34% uomini, 29% donne) e ampliare il congedo di paternità retribuito (20% e 25%). Se quindi anche i neo papà fossero aiutati da aziende e istituzioni a godersi un po' di più piaceri e doveri della paternità, ci eviteremmo situazioni come quella registrata nel 2022, con il 63% di dimissioni da parte delle donne italiane "a causa" della neo maternità. Insomma, le donne non riescono a stare dietro a tutto, lavoro e famiglia, e non avendo grandi aiuti dalla controparte (loro malgrado), si ritrovano costrette ad una scelta che in molti casi non avrebbero voluto fare.

Per fortuna anche tra gli uomini c'è sempre di più consapevolezza del problema del gender gap: il 78% dei manager intervistati considera la parità di genere una menata seria. Sono soprattutto i giovani a preoccuparsene: nella media del campione si raggiunge solo il 18% degli uomini e il 38% delle donne, ma se si guarda agli under 45 la percentuale sale all'80%. Una spinta nell'apertura del proprio orizzonte è arrivata sicuramente dalla pandemia: ecco perché il 79% dei manager ha dichiarato di essersi occupato molto di più dei figli durante il lockdown, cosa che - al netto degli sbatti - gli ha anche permesso di sperimentare nuove modalità di relazione e di condivisione delle responsabilità familiari.

Nell'immediato probabilmente non cambierà una sega, ma questi dati sono sicuramente fondamentali per capire quanto sia cambiato il sentiment dei genitori in Italia: ora tocca al governo e in primis alle aziende (giusto per dare il buon esempio) iniziare a cambiare le cose, rendendo l'arrivo di un bambin/a gioia e sbatti equamente suddivisi tra i due genitori.

 

 

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