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Editorial
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Meatball Family, la catena di ristoranti dedicata alle polpette nata da un'idea di Diego Abatantuono, ha aperto una nuova sede in quel di Milano, per la precisione in Cinque Giornate al 6. Un'occasione per andare a fare due chiacchiere con sua Maestà, un milanese "eccezzziunale", icona di comicità, cinema, tv e imbruttimento. Le polpette hanno offerto il pretesto, ovvio, il resto è stato una passeggiata tra ricordi e sano cazzeggio.

Diego, ma cos'è che rende speciale Meatball Family?

È frutto della voglia di stare insieme, che ho sempre avuto io e che ho vissuto a tavola. La tavola vuol dire condivisione di tutto, di tematiche artistiche, di progetti, di idee e soprattutto di risate e di convivialità. Le polpette mi sembravano qualcosa di molto comune, qualcosa che mi ricordavano sia il me bambino che il me adulto, mi facevano allegria, mi sembravano una bella cosa. Abbiamo aperto il primo, dieci anni fa (in via Vigevano 20, ndr) cercando di dare soprattutto qualità al prodotto e normalità alla gestione. Insomma una cosa semplice ma sempre di dignità.

I dati dicono che Milano è una città di single. Quindi servono più posti come Meatball Family, che invitano alla socialità?

Servirebbero più posti di scambisti, lì è più facile trovare l'anima gemella, però anche le polpette hanno il loro perché. Chi è che non ha mai condiviso una polpetta con una persona che non conosceva e da lì, da polpetta nasce polpetta. Magari anche un polpettone. La convivialità è determinante per conoscere gente. La mia generazione non aveva la tv o i social, si usciva, si andava a mangiare e lì si conoscevano le persone.

Questione stadio San Siro. Come dovrebbe risolversi secondo te?

Sono tornato in zona San Siro, che ho frequentato moltissimo in passato, e ho notato che hanno buttato giù tutto quello che c'era intorno allo stadio. Non c'è più nulla. Un posto dove si potevano fare ristoranti, negozi, un posto meraviglioso... in Inghilterra sarebbe stato monumento nazionale, qui non si sa chi, con quale testa, ha spazzato via tutto. Per quanto riguarda lo stadio, io non sono ingegnere, non ho fatto i rilievi, ma a mio avviso si può ristrutturare. Anche perché buttarlo giù credo che sia, dal punto di vista ecologico, un disastro ambientale.

Quali sono i tuoi luoghi prefe a Milano?

Tutta la parte vecchia di Milano per me è piena di ricordi, quando passo da Porta Romana mi ricordo dove abitava mia nonna, dove è nato mio papà, dove giocavano loro; poi passo al Giambellino e ci sono tutti i ricordi della mia infanzia, poi passo in piazza Velasquez, in via Osoppo, e mi ricordo che ho abitato lì, che Rivera abitava sopra di me. In via Osoppo hanno fatto una rapina e me l'hanno raccontata tante volte. Adesso c'è il mercato, lì mio padre si fermava a comprare le acciughe. I miei figli c'hanno due maroni così, perché io gli ri-racconto sempre queste storie ogni volta che passo in queste zone.

Senti, tu giri spesso con un ventilatorino per il caldo: gli esperti ci dicono che - causa crisi climatica - le temperature si alzeranno sempre di più. Sei pronto?

Io sono 25 anni che spacco i maroni su questa cosa del caldo, sapevo che era inesorabile e innaturale. Quindi sono 25 anni, se non 30, che cerco dei rimedi: pannelli solari, ventilatori, ventole... la gente purtroppo è ancora molto superficiale su questo tema.

Se domani diventassi sindaco di Milano, cosa faresti?

Da sempre penso che vadano piantati degli alberi ovunque non ce ne siano. Poi si vede la differenza quando passi in un viale alberato e quando invece passi in un viale deserto, è una merda. Poi farei dei grandi parcheggi esterni alla città, dove lasciare soprattutto camion e mezzi pesanti; poi prendi delle piccole macchine elettriche o dei piccoli furgoni e vai a girare in città. Aumenterei i taxi e le macchine pubbliche, che potrebbero costare un po' meno così la gente le userebbe di più e lascerebbe a casa la propria auto.

Hai sempre detto di aver messo i tuoi figli in cima alle tue priorità, anche a costo di rinunciare a dei lavori. Ci fai un esempio?

Con Pupi Avati avevo girato un bel film, La cena per farli conoscere. Dopo questo film, Pupi me ne aveva proposto un altro: per farla breve, si doveva girare a Bologna, cosa che mi andava benissimo perché all'epoca vivevo lì. Però dovevamo girare luglio e agosto: io ho pensato "cavolo, i miei figli passano tutto l'anno a Bologna e li costringo a stare qui anche l'estate?". In più il film si svolgeva in inverno: quindi sarei dovuto rimanere a Bologna, coi bambini, 50 gradi e io col cappotto. Inoltre era un film molto drammatico: io mi sono visto con i miei poveri bambini, il cappottino anche loro (pensai che magari avrebbero fatto le comparse), con 50 gradi e un film drammaticissimo. E allora non l'ho fatto, e infatti chi l'ha fatto al posto mio ha vinto subito un sacco di premi.

I comici di oggi devono fare i conti con il politicamente corretto: che ne pensi?

Nei film di vent'anni fa i comici li avrebbero dovuti arrestare tutti. Se oggi fai un film dal titolo Giovannona Coscialunga ti arrestano. Se oggi vedi un varietà televisivo dove c'è il comico che entra con tre ragazze di fianco che fanno un po' di scena... basta, arrestati tutti e quattro. C'è da dire poi che il politicamente corretto viene spesso utilizzato per censurare, e questo è un vero danno.

In passato i comici che si esibivano su un palco erano chiamati cabarettisti, oggi stand up comedian: esistono delle differenze secondo te?

Trovo insopportabile la versione inglese di certe parole che già non erano italiane. Lo stand up comedian non esiste, che cazzo è?

Cosa ti fa molto ridere?

Poca roba, per ridere molto secondo me bisogna essere più giovani. Però in realtà in passato vedevo gente della mia età che rideva, quindi forse è colpa del politicamente corretto. Una volta potevi sparare una cazzata e magari te la perdonavano, oggi devi stare attento, ma se stai attento troppo è passato il tempo della battuta. Io mi faccio ridere abbastanza.

Cosa ti fa commuovere?

Con l'età ti emozioni molto più facilmente, sei pieno di debolezze, di ricordi, di malinconie. Penso ai miei amici che non ci sono più: se guardo la mia agenda dei numeri, potrei cancellarne la metà. Ma non ci riesco.

In cosa Milano è migliorata rispetto al passato e in cosa è peggiorata?

Migliorata perché se ti trovi in difficoltà c'hai il telefonino in mano e puoi trovare una soluzione; peggiorata perché tutti hanno il telefonino in mano. C'è meno tolleranza: quando ero bambino a Milano c'erano solo pugliesi, qualche siciliano... si chiamavano terùn, ma non era per senso di superiorità. Era un modo per accogliere le persone. Quel personaggio che facevo io era uno che cercava di integrarsi perché Milano la apprezzava, voleva essere milanese.

Guardi la tv? Cosa ti piace?

Faccio fatica a vedere le commedie perché se sono belle vanno viste in compagnia, se fanno cagare è meglio non vederle del tutto. Più facile vedere delle serie di qualità, thriller, drammatiche, ma tutte le serie, ce ne sono tante belle. Recentemente ho visto Ripley, bellissima. Ormai sono più belle le serie dei film, non c'è gara.

Mandi un saluto a tutti gli imbruttiti?

Gli amici del Milanese Imbruttito sono i miei amici, li voglio salutare tutti perché so che sono persone di una certa qualità. Spero che abbiano preso nel verso giusto le cose che ho detto.

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