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Editorial
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Ultima notizia del giorno: a Milano si pagano gli affitti più cari d'Italia. A confermarlo, un nuovo report di Idealista che ha preso in esame le grandi città per analizzare i canoni di locazione suddivisi per quartiere. La pole position assoluta è del quartiere Duomo-Castello con un canone di locazione medio al mese di 3.733 euro, ma a pochissima distanza (solo 40 euro) si piazza Brera-Montenapoleone. Vabbè, non una notizia sorprendente, va detto.

Ma riusciremo mai a risolverlo 'sto problema degli affitti alle stelle, a Milano? Ne abbiamo parlato con Noemi Mariani aka mangiapregasbatty, paladina della lotta alle "case da incubo" della City, quelle che costano un rene nonostante facciano palesemente cagare. Recentemente Noemi ha presentato il suo primo libro "Milagno", alla presenza del sindaco Beppe Sala. 

Ci parli del tuo libro? 

È un'auto fiction, nel senso che la protagonista sono io ma non sono io. C’è una Noemi di più di 30 anni e meno di 40, che vive in una casa in affitto in zona Giambellino, che ha circa due mesi per trovare una casa nuova perché viene sfrattata dal suo padrone di casa. E da lì parte il suo disagio, in una città che ormai chiede sempre di più e le restituisce sempre meno in termini di serenità fisica, economica e mentale. Quell'(in) tra parentesi è perché, almeno nel libro, c’è un lieto fine. Non anticipo nulla ma l'epilogo è fedele al mio lato romantico perché resto pur sempre una donna dei pesci.

Spoileraci: è possibile cercare casa a Milano e vivere felici?

Mi reputo una persona realista, quindi pessimista, e la risposta è: dipende da budget. Jovanotti cantava: 'che cosa sei disposto a perdere?'. Io direi 'che cosa sei disposto a compromettere?' perché purtroppo la coperta è sempre troppo corta. Ma poi la felicità va trovata in altro, non nei metri quadri. Ce lo dice anche Salvini.

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Nel libro inserisci "case da incubo" reali: ce ne nomini alcune davvero davvero assurde?

La mia preferita, che ormai definirei ICONIC, è il cessoarmadio. Io ve lo dico. Quando sarò ricca mi farò fare un cessoarmadio di design. E poi la mansarda col bagno senza muri, tutto en plein air.

Ma come mai, secondo te, Milano continua ad avere il primato di città più cara d'Italia per chi cerca casa?

A Milano vieni per studiare, vieni per lavorare, per sentirti libero, emancipato, realizzato, per dare voce ai tuoi sogni, che siano nella moda, nella comunicazione, nel design o in altri settori. Per tanto tempo è stato così, magari ora non più, ma è sempre stato un polo in grado di attrarre a sé persone da tutta Italia/Europa/Mondo. Ora ci vieni anche come turista. E se mancano delle leggi che non tutelano chi affitta per periodi lunghi e, allo stesso tempo, leggi che regolamentino l'utilizzo di piattaforme per l’affitto breve, si crea la situazione che c’è oggi a Milano. Un mix letale che sembra non avere fine e che vede soccombere non solo studenti, ma soprattutto lavoratori dai 30 ai 40 anni. 

Il problema non può essere lo stipendio: un'analisi recente ha rilevato che con uno stipendio da 2.500 euro al mese (non poco) in città si può ambire al massimo a comprare un monolocale. Che ne pensi?

Il problema è la combo delle due. Primo, chi guadagna 2500 euro al mese? Pochi. Io ho tante persone che mi scrivono e mi dicono che comunque il loro stipendio non arriva ai 2000 euro. Un bilocale in affitto costa anche 1400 euro. E posso assicurarvi che vivere a Milano con 600 euro significa non poter fare progetti per il futuro, non riuscire a mettere da parte nulla, se non 100/200 euro al mese che tempo di pagare delle tasse, fare da testimone a qualche amico che si sposa, otturare una carie sono andati. Puff. Svampati nel nulla. E parlo per chi non vive a Milano: l'aperitivo è morto. Nessuno vive per quello. 

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La Lega ha proposto un pacchetto di emendamenti al Decreto salva Casa approvato dal Consiglio dei Ministri (già passata alla Camera e in attesa dell’esame al Senato) in cui la misura più importante è l'abbassamento dell'attuale limite di 28 m2 a 20 m2 per considerare "abitabile" una casa. Che ne pensi?

Ma cosa si può pensare di un adeguamento al ribasso delle condizioni di (dis)abitabilità? Come già detto pubblicamente sui social, in passato si diceva che le auto avrebbero volato. Invece il futuro che è tragicamente diventato il nostro presente ci vede costretti a rinunciare alla dignità. Come si può pensare di vivere in 20 metri quadri, per altro in case che magari non hanno finestre, mobili fatiscenti, dove se hai 5 felpe, 2 cappotti e 4 paia di scarpe non sai manco dove metterli? E che non si venga a fare la morale sul possesso di oggetti, in una società capitalista e consumista, che vuole che il nostro ruolo primario sia quello degli “acquirenti”. Non siamo degli Oliver Twist devoti al sacrificio. Anche perché ci sono loculi di 9 metri quadri a 800/900 euro, che corrispondono a 1/3 dello stipendio di un manager. Di che cosa stiamo parlando?

Barcellona ha deciso di abolire gli affitti brevi tipo Airbnb per favorire gli affitti lunghi e rendere i prezzi più dignitosi. Pensi possa essere una soluzione fattibile a Milano?

Penso che ci voglia una via di mezzo. Abolire non è mai una soluzione, le persone se vogliono trovano sempre un modo per trasgredire. Magari tenere una percentuale ridotta di case, soprattutto nel centro storico, adibita a questo tipo di turismo al quale, comunque, ci siamo abituati tutti. Molto meglio Airbnb degli hotel. Questo è comunque un chiaro segnale di come sia necessario, da utenti, ridefinire il modo in cui si viaggia. Il turismo di massa, dei voli low cost, dei posti da instagrammare e degli Airbnb, ha da un lato mosso economie, dall’altro distrutto degli equilibri in tempi molto brevi e non è facile plasmare una città su cambiamenti repentini. La città non segue, rischia di collassare. Però approvo tantissimo quello che stanno facendo.

Tu sui social denunci le case da incubo di Milano: hai degli "haters"? E se sì, cosa ti dicono?

Haters gonna hate. Nessuno ha mai cantato 'Haters gonna say cose sensate'. Forse un motivo c’è. Gli haters ovviamente contestano il fatto che io rimanga a Milano, come se la soluzione fosse per tutti andare via, sostengono che sia impossibile che non abbia ereditato qualcosa da qualche parente, mi fanno i conti in tasca asserendo che il motivo per il quale io non riesca a comprare una casa sia che faccio troppi aperitivi. Perché si sa che chi è di Milano ambisce solo allo spritz. Aggiungo che sono astemia.

Alla presentazione del tuo libro c'era anche Beppe Sala: cosa ti ha detto?

Beppe Sala sa che la situazione è complessa, difficile. Ha proprio parlato di ragazzi che guadagnano uno stipendio di 1600/1800 euro e che fanno fatica. Ha anche dissato i palazzinari e mi ha chiamata Creatura, ma questo è un altro capitolo. L’obiettivo è quello di intervenire a favore di questa fascia della popolazione o comunque lavorare affinché si possa preparare il terreno per interventi di questo tipo.

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Cosa pensi si dovrebbe fare a Milano per migliorare la situazione, sia per quanto riguarda case invivibili che per quanto riguarda i prezzi?

Servono leggi e quindi serve che si attivi lo Stato, Milano non può fare molto. E bisogna che le persone inizino a dire di no a quelle soluzioni veramente da incubo che vedo in certi annunci, con mobili rotti, muffa, pareti scrostate.  Bisogna esigere la dignità.

Cosa consigli a un trentenne che sta cercando casa?

Diffidate dalle agenzie, dai siti che in cambio di una fee vi girano annunci che potete trovare da soli e chiedete nelle portinerie se ci sono appartamenti che si stanno liberando. Inoltre, sono poche ma ci sono, esistono delle cooperative che propongono soluzioni più economiche, anche se ci sono lunghe liste d’attesa.

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