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Addio viaggi di lavoro: Google si prepara a limitare le trasferte dei dipendenti

Alla base della decisione del colosso di Mountain View l’intenzione di tagliare sui costi non necessari, dopo che la pandemia ci ha insegnato come lavorare online

Il mondo – in particolare quello del lavoro – sta cambiando, cari Imbruttiti. Ve ne sarete accorti sia in prima persona sia dai tanti articoli con questo tenore che abbiamo pubblicato negli ultimi mesi. I vecchi dogmi sono ormai un lontano ricordo: il lavoro è diventato definitivamente smart, agile e soprattutto non è più il centro del nostro mondo. Non c’è più la voglia di sbattersi ore e ore per una paga misera né quella di passare per i nuovi Stachanov agli occhi dei capi: lavoro più easy, magari giusto il necessario sia in termini di doveri che di tempistiche (come nel caso del Quiet Quitting) e poi tempo da dedicare a sé stessi. Fatturare a tutti i costi non è più la regola.

Nuove forme di lavoro hanno soppiantato quelle più vecchie: ormai le riunioni e i meeting si tengono solo ed esclusivamente tramite call. Tanto da far diventare obsoleti i mitologici viaggi di lavoro, quelli dove si partiva per diversi giorni stancandosi e stressandosi, ma magari anche una buona occasione per staccare dalla solita routine. Ecco, forse sono da dimenticare. Google, ad esempio, ha deciso di dire addio a queste formule. Stop, caput, no more. Tutto online.

La direttiva arriva direttamente dai piani alti della compagnia, decisa a rivedere i costi delle trasferte e degli eventi aziendali. D’ora in avanti i fantasmagorici meeting si terranno quasi solo esclusivamente sulle piattaforme che abbiamo imparato a conoscere. Nel caso di Google, sicuro su Meet, ovvio.

L’azienda americana non è la prima a prendere questa strada: anche Microsoft, lo scorso mese, aveva detto basta a tutto ‘sto costoso ambaradan dei viaggi.
Che la via intrapresa fosse questa lo si poteva evincere anche dai numeri citati in una ricerca della Global Business Travel Association: nel 2021 la spesa totale per i viaggi d’affari è stata pari a 697 miliardi di dollari, appena il 5,5% in più rispetto all’anno precedente, quello dello scoppio del Covid. Praticamente un’inezia rispetto all’anno in cui siamo stati tutti sigillati in casa. E se da un lato questo può essere un male per le compagnie aeree, che già in questi mesi stanno avendo le loro gran rotture da affrontare (ma pure alberghi e indotto), dall’altro magari tutto ciò darà una mano all’ambiente.

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